Storia dell’aviere scelto Giuseppe Giannola siciliano del capoluogo
10 Maggio 2009
Ecco la storia dell’aviere scelto Giuseppe Giannola, siciliano del capoluogo, aiuto autista che si improvvisa fuciliere per difendere dagli angloamericani l’aeroporto di Santo Pietro. L’impresa del soldatino panormita, si può ora leggere, su “Uccidi gli italiani” scritto da Andrea Augello, un libello in cui si cerca di ristabilire la verità su quanto è effettivamente successo fra italiani e yankee in occasione dello sbarco in Sicilia. “Già l’11 luglio, nel giorno della grande battaglia”, racconta Augello, “era entrato in contatto con il nemico, catturando insieme a un commilitone, due paracadutisti americani.
Il 13 luglio aveva preso parte alla difesa della base nei combattimenti che, tra le 18 e le 19, si erano accesi davanti alle postazioni italiane. Catturato il 14 mattina, venne affidato al sergente West e fu testimone del massacro: ferito a un braccio, finì disteso sotto i corpi di altre vittime, fingendosi morto. Soltanto dopo due ore provò a rialzarsi e subito fu raggiunto, da lontano, da un ulteriore colpo di arma da fuoco, che lo ferì di striscio alla testa. Costretto di nuovo a terra, dopo un’altra mezz’ora riuscì ad allontanarsi dalla scena della strage. Vagando alla ricerca di aiuto e ferito sia al braccio che alla testa, Giannola s’imbatté finalmente in un militare statunitense che esibiva la fascia della croce rossa sul braccio: ricevute le prime cure, gli fu fatto capire che di lì a breve sarebbe passata un’ambulanza per portarlo in un ospedale, così rimase seduto ad aspettare. Invece, dopo un po’, sopraggiunse una jeep, da cui discese un soldato armato con un Garand: così Giannola subì la terza fucilazione della giornata, questa volta un colpo sparato a distanza ravvicinata nel collo. Nonostante tutto riuscì a sopravvivere: fu trovato e raccolto da un’ambulanza americana e salvato dai medici militari. Per il Regio Esercito, Giannola risultò disperso e addirittura sospetto di diserzione”.
Giannola è fra i pochi sopravvissuti della strage di Biscari, dove un gruppo di trentasette italiani prigionieri fu sterminato da un reparto di fanteria Usa. Nel dopoguerra ha cercato di far valere la sua verità, ma con scarso successo. Almeno sino al 2004 quando la Procura militare di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del sergente Horace West, nel frattempo deceduto. Giannola, ora novantunenne, gode naturalmente di buona salute. La sua incredibile storia è solo una fra le tante descritte e riportate da “Uccidere gli italiani”, un testo che, soprattutto, parla della Resistenza “dimenticata” con cui i soldati in grigioverde tentarono, e a tratti riuscirono, a rintuzzare l’inizio dell’assalto alla Fortezza Europa.
Andrea Augello, “Uccidi gli italiani”, Mursia, pagine 196, euro 15,00.