Storia potente e immaginifica di avventure e libertà

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Storia potente e immaginifica di avventure e libertà

15 Giugno 2008

Il titolo può fuorviare, perché in questo libro di mare, di pirati e di avventure umane incomparabili, la terra ferma è la traduzione del Tierra Firme che era il nome con cui si identificava all’epoca delle conquiste, la parte del continente americano più vicina al Mar delle Antille. 

Basta affrontare le prime pagine, per essere immediatamente rapiti dalla narrazione.  L’inizio, di per sé non nuovo dato che incomincia con un naufragio, apre tuttavia ad un aspetto che si può anche leggere come metafora di una condizione femminile per secoli e per certi versi tutt’ora, imbalsamata in stereotipi costrittivi quanto i busti con le stecche di balena che la protagonista deve indossare.

Ma, il naufragio e l’attacco da parte dei pirati, porta Dorotea, la cameriera di Catalina, esperta nei peggiori trattamenti cui venivano sottoposte le donne fatte prigioniere dai pirati, con le ultime forze e negli ultimi istanti di una disperata difesa, a lanciare in mare prima lo scrittoio di legno del capitano già cadavere e, subito dopo la sua Catalina vestita con abiti maschili.  Catalina non sa nuotare, ma si aggrappa alla sua strana navicella spinta dalla giovane età e dall’istinto di conservazione e vaga per il mar delle Antille per tre giorni e per tre notti prima di approdare ad un’isola deserta.

Piante tutte le sue lacrime, capisce che è sola, che nessuno probabilmente verrà a salvarla e come Robinson Crusoe,  si sottopone ad una durissima scuola di sopravvivenza.  Diventa forte, determinata, capace di badare a se stessa nel corso dei quasi tre anni di permanenza solitaria.  Verrà salvata da un capitano molto particolare, uno di quegli spiriti liberi e liberali che sempre hanno dato luce all’umanità e che, per evitare guai e complicazioni legate alla identità femminile, le fornisce una nuova identità maschile adottandola come figlio.  Per anni Catalina-Martìn regge il difficile ruolo di figlio e marinaio, accompagnando il padre in tutte le sue avventure.

Gli itinerari percorsi sono quelli classici, come lo sono i traffici, gli intrighi, ma la nota originale è l’ambivalenza della protagonista.

Come donna vive una solitudine e un abbandono che non sono solo metaforici: come uomo gode dei vantaggi di una vita libera che alle donne, in quel tempo soprattutto, era assolutamente negata.  E dimostra di valere, di essere capace, di saper combattere i soprusi e di riuscire a giocare d’astuzia chi cerca di mettere nel sacco il suo adorato padre.

Gli elementi della favola ci sono tutti, anche il lieto fine, ma c’è soprattutto uno sconfinato amore per la vita, la certezza, quasi una fede,  che va vissuta e goduta con lo spirito di quegli schiavi che riuscivano a liberarsi e a scappare, i cimarrones.

Mi ricorda alcuni doppi del teatro brechtiano (Shen-te/Shui-ta) ma l’originalità della creazione sta proprio nel gioco donna-uomo cui Catalina si appassiona tanto che non riesce a decidere di assumere definitivamente o l’uno o l’altro ruolo.

E con una certa malizia che la fa camminare al di sopra dei secoli che ci dividono da lei, domanda a quello strano padre che le ha insegnato a navigare, a combattere e ad usare la spada: “Perché non condurre due vite?”

Catalina può continuare a giocare sull’ambiguità proprio perché non ve n’è alcuna dentro di lei, perché è un’anima libera ma anche una donna vera che dimostra a se stessa e al mondo di valere comunque.

La scrittura è agile, intensa, appassionata e pulita.  La violenza non è mai gratuita, benché quel mondo in particolare, di tenero avesse ben poco.  Ma l’autrice la trattiene come le briglie di un cavallo che sa governare alla perfezione e ci regala una storia nella quale ciascuno può leggervi a suo piacere il riscatto del femminino, la vittoria di Pollicino, i sogni di un mondo nuovo e l’ansia di liberarlo da ogni forma di schiavitù. A tutti coloro che periodicamente si sentono soli e abbandonati, ossia a quasi tutti noi che viviamo isolati in folle di indifferenza, consiglio di leggere Terra ferma a scopo terapeutico: balsamo e allegria da assumere almeno due volte al dì.

Matilde Asensi, Terra Ferma, Rizzoli, 2008, € 17,00.