Su Boschi-Banca Etruria Ghizzoni non lascia ma raddoppia (su Carrai)
20 Dicembre 2017
di Carlo Mascio
Aveva detto di voler riferire tutto “solo davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche” perché “non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo”. E così è stato. Federico Ghizzoni è stato ascoltato oggi dalla commissione riunita a Palazzo San Macuto dopo una telenovela durata quasi sette mesi, praticamente da quando l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, nel maggio scorso, aveva rivelato nel suo libro “Poteri forti (o quasi)” l’indiscrezione sulla presunta richiesta avanzata dall’allora ministra delle riforme Boschi all’ex ad di Unicredit di valutare l’acquisizione di Banca Etruria. Indiscrezione oggi confermata quasi alla lettera proprio da Ghizzoni: “La ministra mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare l’acquisizione o un intervento sulla popolare dell’Etruria” ha riferito l’ex ad di Unicredit precisando poi che “non avvertii pressioni da parte del ministro”.
La Boschi, dal canto suo, si è subito precipitata su Twitter per “confermare la relazione iniziale di Ghizzoni”: “Non ho fatto alcuna pressione. Ho solo chiesto informazioni. Adesso la parola al Tribunale” ha cinguettato la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. Forse però alla bella Maria Elena, presa dalla fretta di mettere le mani avanti, gli sarà sfuggito un “piccolo” particolare: confermando le parole di Ghizzoni, in pratica, a sua volta, ha confermato anche la versione di De Bortoli (il quale non ha parlato di “pressioni” bensì proprio di “valutazioni” su Banca Etruria) tanto contestata nel maggio scorso proprio dalla sottosegretaria che all’epoca si difendeva così: “Non ho mai chiesto all’ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria”. Però “pensare” e “valutare se” acquistare si. E allora, stando così i fatti, viene da chiedersi come mai Maria Elena abbia deciso di aprire una causa civile nei confronti di De Bortoli, sia pur con quasi sette mesi di ritardo, se in fin dei conti ne condivide la versione.
Ma non è tutto. Perché l’attesissima audizione di Ghizzoni non solo non discolpa la Boschi ma aggiunge alla pletora di soggetti interessati alle sorti di Banca Etruria anche un altro renziano doc: Marco Carrai. “Mi è stato chiesto di sollecitarti su Etruria”, si legge nella mail inviata dal fedelissimo amico di Renzi all’ex ad di Unicredit. Quindi, se è vero, come dice Maria Elena (e come ha confermato ieri anche Visco) che non ha esercitato “pressioni” nei confronti di Ghizzoni, è anche vero che “sollecitazioni” in merito da una persona vicina a lei e a Renzi come Carrai sono arrivate e come. Che si aggiungono, per dirla con le parole di Andrea Augello, senatore di Idea – Popolo e Libertà e membro della Commissione banche, al fatto che “un ministro delle Riforme costituzionali che si aggira per parlare dei destini di una banca disastrata di cui, come tutti sanno, suo padre è vicepresidente, non ha davvero bisogno di esercitare pressioni che vadano oltre la sua presenza”.
Dunque, ricapitolando, Maria Elena parlava con i banchieri (Ghizzoni, il vicedirettore di Bankitalia Panetta, il presidente della Consob Vegas, l’ex numero uno di Veneto Banca Consoli), Renzi tentò di parlarne con Visco (ma questi non rispose mai) e Carrai “sollecitava” l’ex ad di Unicredit. Da questo quadretto, una cosa appare chiarissima: ora più che mai dire che tutto il “giglio magico” si interessava, anche con una certa insistenza, alle vicende relative a Banca Etruria non è più un tabù. Così come non è più un mistero che Renzi con la commissione sulle banche, per dirla con le parole del ministro Orlando, alla fine è caduto nella buca che lui stesso ha costruito.