Su federalismo e garantismo giuridico Fini deve uscire dall’ambiguità
03 Agosto 2010
I politici non sono angeli e quindi l’idea che il presidente della Camera dei deputati sia sempre super partes appartiene alle utopie illuministe. Anche i politici che ricoprono cariche istituzionali di natura imparziale sono soggetti alla tentazione di tenere condotte opportunistiche. In realtà, nel pensiero liberale , è la divisione dei poteri, che assieme alla esistenza delle regole, che tutti debbono osservare, assicura il funzionamento buono delle istituzioni (non il funzionamento ottimale).
Il fatto che l’onorevole Fini sia simultaneamente presidente della Camera e capo di un partito nato per scissione da quello di maggioranza, con il compito esplicito di condizionarlo, nella guida del governo, inevitabilmente comporta la tentazione, per lui di non attuare una guida imparziale della Camera, ma di tenere condotte opportunistiche a favore del suo nuovo gruppo. La cui numerosità, alla Camera è notevolmente più alta che nel Senato, probabilmente anche perché la autorevolezza della sua carica istituzionale fa da ombrello ai rischi in cui generalmente incorrono le minoranze scissioniste. Insomma, è superfluo discutere sul fatto se secondo il diritto vigente Fini potesse rimanere presidente della Camera dei deputati, pur dopo che è uscito dal gruppo parlamentare il cui voto è stato determinante per dargli tale seggio.
Comunque stiano le cose, la sua duplice posizione di presidente della Camera e di capo del nuovo partito che si è scisso da quello maggioritario, ma rimane nella maggioranza, ricorda molto da vicino la parte deteriore dei riti politici della cosidetta prima repubblica. Ciò non tanto perché essa fosse erede del parlamentarismo dell’epoca prefascista , quanto perché essa era impregnata di partitismo , ossia di giochi di potere della politica politicante . Per un partito che si richiama al futuro, questo è assai poco elegante . Ma lasciamo stare il fatto che Fini possa svolgere due parti nella commedia, suscitando ammirazione oltreché nei giornali di sinistra e in una parte dei giornali di opinione italiani, anche in giornali esteri come il Financial Times.
Occorre invece osservare che il Financial Times sbaglia quando sostiene che il pregio del nuovo partito di Fini consiste nel fatto che non si preoccupa della obsoleta distinzione fra destra e sinistra . Qui siamo all’elogio dell’opportunismo allo stato puro. E non c’è da meravigliarsene. Piace ai grandi gruppi di potere finanziario sostenere che non esiste questa distinzione , ossia che le ideologie e i programmi non contano, perché ciò facilita gli intrecci fra il potere finanziario e quello politico. Ma le distinzioni sui programmi e sui valori contano moltissimo in democrazia.
Ciò distingue la dialettica politica basata sui reali interessi e valori dei cittadini elettori da quella basata sull’esercizio opportunistico del potere politico per fini personalistici. Ed è questo il vero discrimine su cui si dovrà misurare la nuova formazione di Fini . Essa dovrà scegliere se schierarsi in relazione ai grandi temi programmatici ed ideologici, che riguardano l’Italia attualmente oppure dedicarsi al movimentismo, con la logica politichese dell’esercizio del potere, sulla base dell’ampia formula del “guardare al futuro”, che si presta a contenere tutto e il suo contrario.
Ci sono, attualmente, tre sfide, che caratterizzano la posizione del governo Berlusconi e della sua coalizione politica. Ossia, in primo luogo il garantismo giuridico, calpestato dalla politicizzazione del diritto fondata sulla presunzione di colpevolezza dell’indiziato di reato, qualora inviso politicamente e sulla interpretazione estensiva ed evolutiva del diritto penale e del diritto pubblico. Inoltre l’attuazione del federalismo fiscale che comporta che ogni regione ed ente locale avrà risorse fiscali proprie, tratte dalla propria circoscrizione e integrate , per le regioni meno favorite, da un contributo integrativo commisurato ai costi standard dei servizi.
Così, per fare un esempio concreto, la Puglia gestita da Niki Vendola avrà il suo budget, basato sulle sue risorse fiscali e sul contributo di solidarietà basato sui costi standard.E se Vendola vorrà espandere la sanità pubblica regionale assumendo personale in più ed erogando servizi gratuiti eccessivi , lo dovrà fare aumentando le tasse a carico dei suoi elettori o/e tagliando altre spese . Se sceglierà la terza via del disavanzo non consentito, la sua gestione sanitaria sarà commissariata .
Ciò significa responsabilizzare e moralizzare le gestioni pubbliche. E chi crede che il Mezzogiorno abbia energie sane per autogovernarsi, qualora sia posto di fronte a un quadro chiaro e responsabile come questo, non può non scegliere questa formula di economia pubblica. Il terzo tema è quello della scelta del modello Pomigliano: la formula del contratto di lavoro decentrato basato sulla produttività – quello che io denomino federalismo contrattuale –in luogo del modello del mercato del lavoro neocorporativo, fondato sul contratto di lavoro nazionale rigido e valido erga omnes.
La formazione di Fini dovrà scegliere da che parte stare in questi tre campi, tenendo presente che chi sceglie il federalismo contrattuale non può non scegliere anche il federalismo fiscale e viceversa. E questi due modelli di economia pubblica e di relazioni contrattuali nel settore del lavoro conformi al sistema di mercato, si reggono solo a condizione di scegliere il garantismo giuridico.
Infatti esse si fondano su criteri di ampia autonomia e responsabilità individuale e di gruppo, sulla base di regole del gioco semplici e certe. E ciò richiede il garantismo giuridico. Starà al gruppo di Fini, poi, spiegare perché , pur aderendo a queste tre linee, il suo gruppo si è sentito così diverso dal Pdl da dover attuare una scissione.
Nel caso della Lega Nord , la diversità sta nell’enfasi sul federalismo e sui valori dell’ identità regionale e locale. Nel caso del gruppo di Fini, ciò ancora non si comprende. Ed è questa la difficoltà in cui esso si imbatterà d’ora in poi, se vorrà evitare di apparire come una formazione basata su mere logiche politichesi.
Federalismo fiscale e garantismo giuridico sono le sfide del Cav. su cui Fini non può parlare il poltiichese