Sudan. Oltre cento morti in scontri tribali nel Sud del Paese
21 Settembre 2009
di redazione
Circa 100 persone, tra cui una cinquantina di civili, sono rimaste uccise ieri in scontri tra milizie governative e tribù nella travagliata regione meridionale del Jonglei, nel Sud del Sudan. Lo riferisce l’edizione online della Bbc riprendendo le parole del generale Kuol Diem Kuol dell’armata per la liberazione del Sudan, l’ex milizia separatista Spla. "Non si è trattata di una disputa per il bestiame ma di un attacco contro le forze di sicurezza", ha riferito lo stesso generale, citato dal sito della Bbc.
Diverse centinaia di guerriglieri dell’etnia Lou Nuer hanno attaccato il villaggio di Duk Padiet dove risiedono le tribù di Dinka Hol, nello stato di Jonglei nel Sud del Paese, sparando contro le forze di sicurezza e i civili.
Le violenze fra tribù di diversa etnia hanno causato duemila morti in Sudan fin dallo scorso gennaio e le vittime sono sempre in maggioranza donne e bambini. Per anni tribù rivali si sono affrontate, spesso per il possesso del bestiame, ma recentemente le violenze sono aumentate, soprattutto contro le donne e i bambini.
Il sud del Sudan, a maggioranza cristiana, ha combattuto contro il nord musulmano in una guerra ventennale conclusasi nel 2005 con un bilancio di due milioni di vittime e un accordo di pace che concede al sud un governo semi-autonomo, un proprio esercito e un referendum per l’indipendenza previsto nel 2011. Secondo alcuni osservatori, le violenze sarebbero fomentate dai partiti del nord, insofferenti all’idea di un sud indipendente, visto che in quella parte del Paese si concentra la maggior parte delle riserve petrolifere del Sudan. I continui scontri, ha sottolineato l’Onu, rischiano di innescare una nuova guerra civile e di mettere in pericolo lo svolgimento delle prime elezioni multi-partitiche in Sudan da 20 anni, in programma per l’aprile del 2010.