Sui costi della politica ecco come diamo l’esempio in Abruzzo
09 Ottobre 2012
C’è chi si indigna. E c’è chi grida ad un attacco politico nei confronti dell’autonomia di Regioni e ed Enti locali.
In realtà il decreto legge approvato venerdì in Consiglio dei ministri – che introduce un sistema di sanzioni a carico delle Regioni che non rispettano (e soprattutto non hanno rispettato) le norme sul taglio dei costi della politica – a qualcuno, a cominciare dalla sottoscritta e dalla regione che rappresenta, non dice niente di nuovo. Non toglie e non aggiunge. Banalmente, certifica una situazione di fatto.
Perché ora che, chiaro e forte, il titolo di “Abruzzo regione virtuosa” è apparso su tutti i giornali e su tutte le televisioni, compreso il severo Tg3, alcuni miei interlocutori potranno convincersi che il mio stupore – e quello di tanti altri – di fronte ai fatti vergognosi accaduti in Regione Lazio, In Piemonte o in Sicilia, era sincero.
Non di tutte l’erba si può fare un fascio e non tutta la politica è malata. Sperperi, corruzione, inefficienze esistono, ma esiste anche l’impegno, la passione, il realismo. E l’Abruzzo sta da questa parte. E a dirlo non è certo una voce di parte, ma un decreto del governo che invita chi non l’ha già fatto ad adeguare i propri parametri di spesa a quelli della regione più “virtuosa”. Un esempio? Proprio l’Abruzzo.
In tempi non sospetti sono stati effettuati i tagli e riduzioni che la situazione economica e sociale avrebbe reso necessari non solo in Abruzzo: enti strumentali, indennità, numero di consiglieri ed assessori. E ancora, riforma della sanità e dei trasporti. Solo per ricordare le più importanti.
Occorrevano risposte e segnali e non era certo un decreto urgente del governo a doverlo dire. Chi ha contribuito a provocare il dissesto apparentemente economico, ma soprattutto morale, delle istituzioni ora, suo malgrado, è uscito allo scoperto. Non ci fa certo piacere, ma dimostra che bisogna distinguere, sempre e comunque.
Abbiamo cercato di razionalizzare, di operare risparmi “produttivi” ma soprattutto definitivi. Abbiamo cercato di essere coerenti e lungimiranti. E anche coraggiosi, perché spesso si è trattato di chiedere sacrifici ai cittadini in nome di un bene comune difficile da percepire, dando per primi il buon esempio.
Abbiamo cercato di amministrare e quindi, ne più ne meno, di fare il nostro lavoro. Con impegno. Con pochi annunci ma con numerosi fatti. Ed era perciò sincero il mio stupore davanti allo spettacolo di ruberie e corruzioni che si sono succedute in questi mesi. Perché in Abruzzo la trasparenza è stata e continuerà ad essere la regola.
Un metodo che continuerà, perché si sta già predisponendo una nuova riforma, quella della macchina burocratica della Regione che prevede la revisione delle posizioni dirigenziali.
Non è un merito, lo sappiamo. E’ il nostro lavoro e abbiamo il dovere di farlo al meglio.
Per questo siamo consapevoli che c’è poco da elogiarsi in un momento come questo e che rappresenta comunque un fallimento che freni e regole ai costi della politica siano state imposte dall’esterno. A chi, tra l’altro, ha giurato fedeltà alla Costituzione e ai suoi principi.
E siamo anche consapevoli che non è tagliando i costi della politica che si risolvono i problemi del Paese. Ma è comunque un modo per iniziare, per dare un segnale di fiducia e di correttezza. E dobbiamo essere orgogliosi del fatto che stavolta non c’è nessun esempio da seguire, perché l’esempio l’abbiamo costruito in casa, giorno dopo giorno.
*consigliere regionale Pdl