Sui successi iracheni pesa il ricatto dei democrats

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Sui successi iracheni pesa il ricatto dei democrats

12 Novembre 2007

Per ostacolare la strategia della Casa Bianca in Iraq, i democratici
ricorrono al ricatto. Il budget di 50 milioni di dollari per la guerra che
garantisce fondi all’esercito per quattro mesi, sara’ approvato con la
condizione di portare le truppe a casa per il prossimo anno, con un ritiro
completo per dicembre 2008.

La Speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi passata di nuovo
all’attacco, sperando di ottenere piu’ voti della scorsa primavera, quando i
democratici non sono riusciti a contrastare il Presidente. La Pelosi pensa di
potere contare questa volta sui Repubblicani che in tempo di elezioni pensano
piu’ alla loro agenda politica che a sostenere Bush, come e’ accaduto con il
superamento del veto di giovedi’ scorso sull’approvazione di una legge che
sblocca 23 miliardi di dollari per progetti di infrastrutture idriche in tutti
gli Stati Uniti. E’ la prima volta in sette anni che Bush subisce il
superamento di un veto, ottenuto con il voto di oltre due terzi della Camera
dei Rappresentanti e del Senato, un fatto che rende i Democratici ottimisti.

Dare fondi a zone devastate come la Louisiana e la regione del golfo che
fanno ancora i conti con i danni dell’uragano Katrina, sta a cuore ai numerosi
Repubblicani provenienti da quelle aree che hanno sostenuto la legge. Tagliare
le risorse dell’esercito americano in Iraq e’ un’altra storia.

Dopo due mesi dalla testimonianza del Generale Petraeus alla Congresso, il
progresso in Iraq rimane concreto, anche se i democratici fanno fatica ad
ammetterlo. In un’intervista al New York Times, il Generale F. Fil Jr,
comandante delle forze Usa a Bagdad, ha dichiarato che i guerriglieri di al
Qaeda sono stati completamente sradicati dalla citta’. Le truppe americane
hanno portato la pace in 87% dei quartieri e gli omicidi sono calati del 80 per
cento da giugno. Ma Fil insiste sul fatto che la situazione e’ ancora fragile,
e che rimangono milizie sciite da controllare. Togliere la spina alla missione
americana prima della certezza di avere un esercito iracheno forte sarebbe come
buttare via gli sforzi e i sacrifici dei soldati americani degli ultimi anni.
Il rischio e’ la creazione di un paese terrorista, la disfatta nei confronti di
al Qaeda e ulteriore subbuglio nella regione. Il Generale Petraeus, la persona
piu’ qualificata per prendere decisioni in merito ad un ritiro, fara’ una
valutazione sulla situazione il prossimo marzo.

Per convincere i Repubblicani ad unirsi all’ultimatum della Pelosi, i
democratici sventolano recensioni sul calo nei sondaggi dell’ approvazione
della guerra da parte del pubblico americano. Ma una sconfitta in Iraq sarebbe
un prezzo molto piu’ alto da pagare e il sostegno repubblicano non e’ comunque a
portata di mano come risalta da una dichiarazione del Senatore Mitch McConnell
dal Kentucky: “Mentre le nostre truppe stanno reprimendo la violenza e
sconfiggendo terroristi a Bagdad e in tutto l’Iraq, i Democratici a Washington
stanno cercando di tagliare i fondi per i soldati in campo.” Ma il problema
della Pelosi non sono solo i repubblicani. I Democratici liberali trovano la
proposta addirittura troppo soft.