Sui temi bioetici l’Unità abbia il coraggio di contestare con i dati
23 Gennaio 2011
Sull’Unità del 19 gennaio, Sergio Bartolommei, della Consulta di Bioetica, se la prende con due articoli di Avvenire. Scrive Bartolommei che Avvenire "da una parte biasima mettere al mondo nuovi individui ispirandosi all’idea arrogante di ‘qualità della vita’ dall’altra si lamenta che il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita pregiudica la qualità di chi viene al mondo" e in questo gli sembra di ravvisare una pesante contraddizione.
Oltretutto si inoltra a spiegare che la tesi dei rischi accresciuti per i figli della provetta secondo lui “sembrano trascurare completamente le ampie smentite che vengono dalle alte percentuali di nati sani fra i milioni di individui venuti al mondo” con la FIV.
Ora, mi trovo ad essere uno degli autori degli articoli contestati, tratto gli argomenti di bioetica con una scientificità che mi picco di osservare sempre quando scrivo, e di conseguenza bisogna che io risponda e faccia chiarezza, e inizio dal secondo punto sollevato dal bioeticista.
Devo dire che mi piacerebbe almeno una volta vedere dei numeri da parte di chi contesta i dati che riporto. Perché i dati che io riporto sono chiari e palesi, e non sono “di parte”, ma sono pari pari ripresi dalle maggiori riviste mediche mondiali e sono numeri, verificabili e misurabili; chi li vuole rivedere vada nel mio blog, clicchi, e gli si apriranno le ricerche in originale (basta saper leggere l’inglese!). Chi li contesta non ha a mia memoria mai citato una ricerca scientifica a supporto. Come mai?
Semplicemente perché ricerche scientifiche che dicano che la FIV non dà rischi non ci sono riguardo i problemi che abbiamo detto noi: prematurità, basso peso alla nascita, malformazioni, danni cerebrali, malattie dell’imprinting genomico, gemellarità. Anzi: sono tutte concordi a dire che ci sono. Bartolommei e la redazione di Unità cerchino e provino a contestare con i dati: aspettiamo con pazienza l’esito.
Riguardo al fatto che sull’Avvenire si scrive con disappunto di una medicina procreativa fatta in base al mito di “qualità della vita”, chiunque ben intende che si tratta solo dell’angoscia verso chi vuole migliorare la media della salute nazionale non facendo nascere i malati dopo averli concepiti. La buona qualità della vita ci piace; non ci piace quando insidia esseri umani vivi, concepiti e in pieno sviluppo. C’è chi vuole garantire “nascite sane” evitando quelle di chi ha “difetti” e a noi questo non piace; vi sembra strano? Non c’entra nulla nessun “naturismo”: c’entra solo il rispetto per la persona, anche quando è così piccolo che qualcuno non riesce a vederlo.