Sul caso Adinolfi è ormai in campo anche l’intelligence italiana

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Sul caso Adinolfi è ormai in campo anche l’intelligence italiana

11 Maggio 2012

Sono ore importanti per gl’investigatori che si stanno occupando del ferimento di Roberto Adinolfi, il dirigente di Ansaldo Nucleare gambizzato nei pressi della sua abitazione genovese lunedì scorso. Le indiscrezioni sull’ individuazione di un personaggio legato agli ambienti storici dell’ eversione già brigatista-si potrebbe parlare quindi del "solito sospetto", utilizzando un richiamo cinematografico – attendono conferme e, nel mentre, impazzano sostegni telematici agli sparatori, vergati da sigle più o meno probabili.

Le parole pronunciate mesi fa dal capo della Polizia Antonio Manganelli, circa un’imminente possibilità di azioni armate dell’estremismo, condite fors’anche da un passaggio di livello dell’operatività anarco-insurrezionalista, risuonano nelle orecchie dell’ opinione pubblica e degli addetti ai lavori, mentre il ministro Cancellieri non esclude una pista, quella legata all’ est Europa e a problematiche aziendali, sondata dagli inquirenti locali. La tesi d’ un segnale oscuro della criminalità organizzata resta per ora soltanto a livello di suggestione.

Una rivendicazione credibile – gli appoggi sui vari rami d’Indymedia erano tutto fuorché imprevedibili – stante la dinamica dell’ agguato, era attesa da diversi esponenti dell’antiterrorismo, e la sua assenza determina l’ inquietudine che essa possa giungere dopo ulteriori violenze. Molto si è discettato su un messaggio, a firma "I nove italiani", giunto all’ inizio di aprile nella sede di Genova della Rai. In una busta anonima contenente polvere scura, due fogli dattiloscritti per mezzo di una vecchia Olivetti, lanciavano pesanti minacce, ricordavano la tragica fine di Giovanni Falcone, e affermavano che i mittenti erano in possesso di 625 chilogrammi d’esplosivo.

La lettera, reputata di primo acchito farneticante, conteneva inoltre riferimenti errati (volutamente?) all’omicidio di Aldo Moro, promettendo guerra alla classe dirigente. Per evidenti ragioni di scrupolo, dopo la gambizzazione di via Montello, gli analisti dell’ intelligence sono tornati su quel testo, vista la coincidenza d’indirizzo e la breve distanza temporale tra i fatti. In una situazione d’incertezza, la storia nazionale insegna che il club dei pescatori di torbidi tende sempre ad ingrossare le fila.