Sul futuro della Georgia pesa il ruolo di Putin ma Saakashvili ha fatto errori

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Sul futuro della Georgia pesa il ruolo di Putin ma Saakashvili ha fatto errori

16 Maggio 2012

Dopo i numerosi cambiamenti nella politica Ucraina e dopo l’interpretazione di come sarà il futuro progetto dell’Unione Eurasiatica, arriviamo ad analizzare anche la situazione politica della Georgia. Prima di analizzare la politica interna di questo paese, bisogna spiegare molto brevemente qual è lo status quo attuale della regione in questione.

Come già descritto in precedenza, dal 2004 al 2011 l’Ucraina e la Georgia furono i teatri principali su cui l’Occidente e la Russia hanno misurato le proprie forze che a seguito di questi “scontri politici” hanno cambiato la situazione e le realtà politiche di questi paesi. La Russia è ottenere il raggiungimento dello lo status quo attuale mediante due strategie diverse, architettate ad arte, in perfetto stile Sovietico. Per fermare l’espansione Nato, al Cremlino servivano due condizioni ben specifiche. La prima condizione era il cambio della volontà politica del governo ucraino, cosa puntualmente avvenuta con l’arrivo al potere dell’ala filorussa della politica ucraina.

La seconda condizione con cui frenare o almeno rallentare un’ipotetica adesione del paese alla Nato era la necessaria "manomissione" dell’integrità territoriale della Georgia, in assenza della quale era pressoché impossibile candidarsi per un’adesione alla NATO.  Questa seconda condizione fu cucita su misura direttamente per la Georgia e fu attuata proprio nell’agosto 2008, prima di concentrarsi sull’Ucraina.

Approfittando dell’esistenza delle due piccole regioni separatiste all’interno della Georgia, di cui i "governi" auto-proclamati sono da sempre pro-russi,  poiché nominati dai russi stessi, Mosca è riuscita ad innescare il conflitto armato con Tbilisi e in seguito ad occupare militarmente questi due territori (Abkhazia e Ossezia del Sud), nonostante le condanne politiche arrivate da tutte le parti del mondo e non solamente da parte del mondo democratico ed occidentale.

Dal 2008 ad oggi è cambiato ben poco sulla scena regionale, e nonostante i numerosi richiami dell’Onu mediante le risoluzioni, dall’Ue e dalle cancellerie dei singoli stati del mondo, la Russia continua a resistere alle pressioni esterne e a non ritirare le truppe dai territori occupati della Georgia. È da sottolineare che a parte la politica estera e le ambizioni legittime di ogni paese di perseguire i propri interessi nazionali, la relazione ostile tra la Georgia e la Russia è dovuta anche alla conflittualità di carattere personale tra i rispettivi leader di questi due paesi, cioè tra Vladimir Putin e Mikhail Saakashvili.

Come si ricorderà, dopo un inizio brillante di governo Saakashvili, e molte riforme democratiche implementate con successo, i cambiamenti positivi hanno iniziato a rallentare dal 2009 in poi. L’avvicinarsi della fine del secondo (ed ultimo) mandato di Saakashvili, ha sensibilmente deteriorato la qualità della politica interna del paese. Il governo georgiano utilizza la minaccia russa e la possibile infiltrazione dei “politici fantocci” governati da Mosca, come un alibi permanente nella lotta contro l’opposizione politica.

L’ultima tendenza con cui Saakashvili cerca di arginare ogni "pericolo" di perdita dei consensi e il timore per l’ascesa e la popolarità inaspettata di qualche altro candidato politico dell’opposizione, si chiama – "il sospetto del possibile collaborazionismo". Mentre il rischio dell’interferenza russa nella politica georgiana è reale, è ovvio che non tutti i politici dell’opposizione siano un rischio per l’indipendenza del paese. Inoltre, le forze filo-russe in Georgia sono abbastanza conosciute, e accusare anche il resto dell’opposizione di collaborazionismo è un metodo molto pericoloso.

In particolare negli ultimi mesi, sono stati notati continui riferimenti e allusioni ai rapporti pro-russi, che ulteriormente antagonizzano i partiti dell’opposizione, che si dicono attaccati da accuse infondate. Anche la retorica di Saakashvili sembra molto più autoritaria di qualche anno fa, e il suo modo di governare solo, insieme al suo partito e ai suoi fedelissimi di governo, senza mai personalmente confrontarsi o/e incontrarsi con le forze dell’opposizione del paese, fa da tempo ormai suonare il campanello d’allarme.

Inoltre, i discorsi del presidente Saakashvili sono pieni di ambiguità. Il governo cerca continuamente di far passare i semplici lavori di ricostruzione e modernizzazione del paese (che sono sicuramente da lodare) come una prova dell’avvenuta democratizzazione, ma serve ancora molto lavoro prima che la Georgia completi la prima fase della vera democratizzazione.

Il modo di governare arbitrario e molto “autoritario” di Saakashvili, che tenta di controllare e manipolare da vicino ogni singolo settore del paese, desta troppi sospetti tra gli analisti politici europei. 

Se si osserva molto bene il sistema locale dei media, si osservano numerosi problemi. Val la pena di notare che la libertà d’informazione politica (quella vera) è estremamente limitata e i numerosi canali televisivi e i principali notiziari sono controllati dagli esponenti del governo di Saakashvili almeno parzialmente (il tema dei Mass Media in Georgia è molto complicato e merita di essere trattato in maniera dettagliata separatamente).

La cosa probabilmente più triste è che la Georgia non è ancora stata capace di costruire il sistema giudiziario libero che fosse il garante della legalità costituzionale del paese. Anche se ci sono stati dei tentativi marginali di migliorare la situazione, sembra manchi la reale volontà politica per arrivare fino alla fine. Lo stesso dicasi della polizia georgiana che rimane realmente non-corrotta anche se è una forza estremamente filo-Saakashvili, e quindi, non appare ancora un’istituzione credibile per tutto il paese.

Sembra che anche in Georgia la ‘democratizzazione’ abbia preso una direzione deviata che se non corretta in fretta, rischia di vanificare il duro lavoro degli anni passati Purtroppo non possiamo essere noi Europei a cambiare le cose, ma i georgiani stessi. E considerando la situazione geopolitica attuale, l’Ue non è più neanche in grado di agire da tutore, come è stato fatto dalle autorità europee con la Lettonia e con la Lituania.

In conclusione, l’antagonismo politico tra la Georgia e la Russia farà sì ché gli Usa rimarranno un alleato preferenziale della Georgia ancora a lungo, ma il livello della democrazia in Georgia si potrà cambiare solamente dall’interno e il governo Saakashvili non sembra più adatto a questo compito difficile.