Sul Patto di stabilità Franceschini ha incassato un sì scontato

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sul Patto di stabilità Franceschini ha incassato un sì scontato

18 Marzo 2009

Franceschini l’ha detto una serie infinita di volte, con evidente e sornionia aria, come di quelli che hanno capito tutto. Citiamo: “… Finalmente la maggioranza ha smesso di dire no … per approvare modifiche al patto di stabilità voluto dal Governo per gli enti locali …”. Accidenti! Alla notizia un uomo di 85 anni, attento alle parole come mio padre è saltato sù esclamando “ ma che dice?”.

Tentiamo di fare un po’ di chiarezza. Allora, il patto di stabilità e crescita avrebbe dovuto mirare a garantire la disciplina di bilancio degli Stati membri per evitare disavanzi eccessivi e contribuisce così alla stabilità monetaria. Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche a livello europeo. La procedura per i disavanzi eccessivi, non è voluta dal Governo, bensì è prevista dall’articolo 104 del trattato che istituisce la Comunità europea (trattato CE).

È necessario prevenire il verificarsi di disavanzi eccessivi e correggerli rapidamente. Definito dal protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi , allegato al trattato CE (dal trattato di Maastricht del 1992), il valore di riferimento per il disavanzo pubblico è il 3% del prodotto interno lordo (PIL). Il superamento di tale valore è considerato un fatto eccezionale: se è determinato da un evento inconsueto non soggetto al controllo dello Stato membro interessato ed ha rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione; se è determinato da una grave recessione economica (il superamento del 3% del PIL è dovuto ad un tasso di crescita annuo negativo del PIL o ad un calo cumulativo della produzione nel corso di un periodo prolungato di crescita annua estremamente debole).

Non solo, ma è la Commissione europea che si preoccupa dell’attuazione del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita: alcuni Stati membri che non hanno ancora raggiunto il loro obiettivo a medio termine realizzano sforzi insufficienti in materia di risanamento del bilancio in un contesto congiunturale favorevole.

Già nel 2007 la Commissione aveva sottolineato l’attuazione soddisfacente delle procedure per i disavanzi eccessivi e per questo aveva presentato proposte concrete per rafforzare il braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Ovviamente il braccio preventivo necessita del sostegno degli altri Stati membri e dello scambio di buone pratiche e per essere efficace, implica una stessa percezione delle sfide delle politiche economiche e di bilancio nell’Unione europea ed un impegno politico solido a farvi fronte. Capito? “ Una stessa percezione”!

La riforma del patto di stabilità e crescita sembra aver migliorato il funzionamento della procedura per i disavanzi eccessivi. Tant’è che molti paesi con un disavanzo eccessivo hanno applicato correttamente i termini per la correzione dei disavanzi eccessivi previsti dal patto rivisto ed hanno compiuto sforzi strutturali significativi per correggere la situazione di disavanzo eccessivo. La Commissione riteneva che, mentre nel 2004 gli Stati membri con un disavanzo superiore al 3% del PIL erano quasi dieci, nel 2008 solo l’Ungheria e la Repubblica ceca si sarebbero trovati ancora in situazione di disavanzo eccessivo, secondo i recenti programmi di stabilità o di convergenza. Così non parrebbe essere. Tant’è che tutti i paesi UE si troveranno in situazioni economiche recessive difficilissime. E’ in tale ottica che va inquadrata l’introduzione del Patto di Stabilità Interno (PSI) avvenuta con la Legge Finanziaria per il 1999 introdotta con L. 488/1998.

L’ art. 28 della legge in questione ha introdotto un importante principio: lo Stato chiede il concorso degli enti locali per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica che il Paese si è posto tramite la partecipazione all’Unione Europea comportante l’adesione al Patto di Stabilità e Crescita.

Ora cosa pensava l’acutissimo segretario del PD che avrebbe fatto la maggioranza di governo? Che avrebbe votato contro solo per “scontentarlo”? Ma ignora, Franceschini, che “non videtur vim nec dolum facere, qui iure suo utitur et ordinaria actione experitur”. Per favore qualcuno glielo traduca!!!