Sul welfare Prodi e TPS scendono a compromessi
03 Ottobre 2007
E “irrinunciabile” per il governo che il Parlamento approvi il collegato sul welfare entro il 31 dicembre 2007. Il ministro Tommaso Padoa Schioppa dà fiato alle trombe di Prodi, che ieri si è arreso in diretta tivvù alle modifiche al Protocollo, puntando l’attenzione sulla necessità di rispettare i tempi. Del resto, bisogna trovare la quadra e riuscire a mettere d’accordo Riformisti e Moderati (contrari alla modifica del documento) e sinistra radicale (in pressing già da luglio). Tenendosi buoni, allo stesso tempo, sindacati e industriali. Come già si sapeva, stamani nel corso della presentazione della Finanziaria in Senato, il ministro dell’Economia ha assicurato che l’Esecutivo presenterà il primo collegato sul lavoro e la previdenza che recepisce l’accordo del 23 luglio scorso “entro la metà di ottobre” (a referendum avvenuto).
Certo è che a due giorni dai fischi delle tute blu di Mirafiori, la questione-welfare divide sindacati e maggioranza. Se da una parte il timore è che alla fine si arrivi all’entrata in vigore dello scalone, che dovrebbe scattare dal primo gennaio 2008 portando così l’età pensionabile a 60 anni, dall’altra c’è chi considera l’inemendabilità del Protocollo quasi una questione d’orgoglio. A rendere incandescente il clima è però l’ala radicale dell’Unione, che tira dritta nella volontà di modificare l’intesa faticosamente raggiunta il 23 luglio.
Sul primo fronte, è proprio per placare gli animi e scongiurare l’eventualità dell’entrata in vigore dello scalone Maroni che il Governo ha agganciato il collegato alla sessione di bilancio. Da qui il monito di stamani di Tps: “Poiché la copertura di queste misure sta nella legge finanziaria, è irrinunciabile per il governo che le Camere, utilizzando le risorse dei regolamenti vigenti, garantiscano la deliberazione definitiva almeno di questo collegato entro il 31 dicembre 2007”.
Ma la maggioranza è spaccata e se la sinistra radicale dopo essere riuscita a far slittare al 12 ottobre la discussione sul provvedimento che dovrà recepire il protocollo sul Welfare continua un feroce pressing, moderati e radicali respingono ogni tentativo di dialogo che presupponga una modifica. Una posizione, quella dei nuovi paladini del Protocollo, da più parti definita ambigua e incoerente, considerato che l’intesa del 23 luglio (non a caso una controriforma) non contiene alcun sostanziale passo in avanti ma semplici modifiche che la maggior parte degli esperti considerano peggiorative della situazione oltre che onerose per le casse dello Stato.
La legge Biagi per esempio, la cui efficacia ha avuto anche riconoscimenti internazionali, non viene cancellata ma semplicemente rivisitata. Comunque troppo poco per Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica, secondo cui le misure introdotte dal Protocollo su contratti a termine e sullo staff leasing non sono sufficienti. Eppure quell’intesa diventata ora baluardo dei moderati – che pure costerà 20 miliardi di euro in dieci anni – è il meno peggio rispetto a quanto poteva accadere. Una controriforma appunto, che come il centrodestra denuncia da tempo, scarica sui giovani una valanga di oneri previdenziali e peggiora il mercato del lavoro, arrivando a far concertare i contratti a termine con il sindacato.
Ma per accontentare l’ala estrema della maggioranza, forte dei fischi delle tute blu, saranno proprio quei punti (staff leasing, contratti a termine a lavori usuranti) a subire ulteriori modifiche.
A poco valgono anche i richiami di Montezemolo che non vorrebbe toccare il Protocollo: il Governo è pronto al tutto per tutto e ieri Prodi, in diretta tivvù, ha fatto intendere al popolo italiano che una volta varato il collegato che recepisce l’intesa di luglio, il Parlamento lo cambierà. “Quando si firma un Protocollo bisogna andare avanti con coerenza – ha detto ai microfoni del Tg1 – l’approveremo il 12 in Consiglio dei Ministri poi è chiaro che il Parlamento farà le sue modifiche”. L’ennesima palese (ma necessaria) retromarcia.