Sulla crisi finanziaria il Papa non fa l’anti-capitalista, rivela la sua Verita’
10 Ottobre 2008
La parola del Papa è sempre materia controversa. Tutto nell’ordine delle cose. Si tratta della famosa “pietra d’inciampo”, lo skàndalon di evangelica memoria. Anche stavolta, niente di nuovo sotto il sole: banalità trite e ritrite, oppure “vuota profondità”, tanto per scomodare il vecchio Hegel.
E’ facile, troppo facile inquadrare il discorso del Papa – che corrisponde al genere letterario della meditatio, dunque ha un certo ordine logico e una certa puntuale semantica – all’interno di un “altro” ordine del discorso, stavolta storico e drammatico per giunta e, infine, trarre le conclusioni.
Il Papa, così si dice, ha detto: i soldi sono niente, ergo il denaro è lo sterco del demonio. Neanche per sogno. E non l’ha detto neppure oggi che ci troviamo di fronte ad una crisi di per sé surreale nella gestione da parte di chi l’ha in qualche modo prodotta, basti metter mano alla dichiarazione di fronte alla Camera dei deputati degli USA di Richard S. Fuld, ex ceo di Lehman; costui prima dichiara necessaria una nuova regolamentazione del mercato finanziario e, alla fine, chiede solidarietà perché, a suo dire, la crisi è così generale da spazzare via l’intero sistema capitalistico americano. Tutti colpevoli, dunque, nessun colpevole. Ma, in realtà, la questione non è neanche questa. Non sono le teste decollabili dei ceo ed un sistematico pressapochismo, francamente anche un po’ kitsch, dei “managers d’assalto” della finanza pop.
La questione è ben più radicale ed è a questo livello che il Papa affonda il colpo. Egli non dice affatto che la realtà monetaria, l’economia, la ricchezza e i soldi, tanto per capirci, siano robaccia, spazzatura, anzi, non essendo gnostico, ovviamente, tutto questo è roba vera, soda, solida e buona. Lo dice il libro della Sapienza: la realtà è buona, la vita dell’uomo è fatta per questo compimento. Allora cosa dice esattamente il Papa? Intanto, che
“
Dunque, è un falso realismo l’oggetto polemico, non la realtà mondana, capitalistica, sociale, etc. Ora, i soldi elevati ad assoluto e resi idoli della vita umana cosa rappresentano? Esattamente il lato simbolico di questo rovesciamento: essi sono cosa buona e anche giusta, per certi versi (vi è la justa compensatio nella teologia morale cattolica), ma non sono ciò che fonda sul piano della creazione e della redenzione l’uomo. Sono materia solida, sì, equivalente generale, avrebbe detto Marx; sono strumenti materiali, di transazione, ma non sono “la” realtà come tale, perché essa ha bisogno di essere creata dal Dio, “amante della vita”, secondo
Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia”. Non c’è moralismo qui, né demonizzazione di alcunché, è la teologia cristallina del cattolicesimo fondato su una sana ontologia, una sana concezione dell’essere, della realtà. Dunque, non si tratta di mantenere, come ha scritto Schiavone su “
Il quarto comandamento recita: “Onora il padre e la madre”. “Onorare” nell’ebraico biblico si dice: “kabbèd”, soppesa come sulla bilancia il peso di tuo padre e tua madre. E altrettanto fai con il tuo Dio: chi è Lui per te? E’ davvero
D’altra parte, questo è così vero che perfino in un contesto laico come
Dio è reale anche in questo bailamme. Perché la finanza è la realtà rovesciata – cioè non fondante e fondativa, considerata speciosamente l’unica vera realtà -, non è il luogo della verità della vita. Per stare in questo luogo, non si deve lasciare la realtà, ma, al contrario, abbracciarla tutta fino in fondo.
Il Papa, verso la fine della sua meditazione, parla di “uscita” dai propri confini: “Usciamo verso il largo, nella vera larghezza dell’unica verità, la grande verità di Dio”. Uscire dai propri confini, cioè conoscere e sapere l’essenziale. Un castello di carte non è più reale solo perché puntellato da molte carte di credito e fondi finanziari. Ma è pur sempre vero che Ford, il genio capitalistico americano, voleva costruire automobili a basso costo affinché gli operai potessero anch’essi, come i ricchi, girare il mondo e godere delle bellezze della natura creata da Dio. Sta qui la radice della domanda alla Camera dei deputati USA. E Dio sta in essa. Ford lo sapeva. Infatti non era un ceo della Lehman. Era un vero e grande capitalista. Un imprenditore amante della vera realtà e per ciò credente. Ricchezza beata, beata (vera) ricchezza.