Sulla Manovra Governo e Regioni non trovano l’accordo
09 Luglio 2010
L’incontro s’è svolto come previsto ma le distanze tra Governo e Regioni restano. A Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia Tremonti, hanno ricevuto i Governatori per affrontare i nodi più scottanti legati alla Manovra 2010-2011: il nodo dei tagli dei trasferimenti e le richieste di alcuni presidenti di un aiuto su tempi e modi di risanamento della sanità regionale. Il governo ha ribadito che i saldi erano, sono e resteranno intangibili, e che per la manovra, come già annunciato, è stato chiesto il voto di fiducia del parlamento, trattandosi di un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese.
Al vertice (cui è seguito quello con province, comuni e comunità montane), oltre al premier e al ministro tremonti, erano presenti i ministri Raffaele Fitto, Renato Brunetta, Ferruccio Fazio, Andrea Ronchi, Umberto Bossi e Roberto Calderoli, oltre ai sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Tra i governatori di Regione, Vasco Errani, Roberto Formigoni, Luca Zaia, Michele Iorio, Renata Polverini, Nichi Vendola e Gianni Chiodi.
Il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, al termine dell’incontro, ha fatto il punto della situazione: "L’incontro con il presidente del Consiglio ha avuto un esisto per noi molto negativo. Voglio tuttavia precisare le proposte che noi avevamo avanzato al governo. Si tratta di tre proposte: la prima, dando la piena disponibilità alla verifica su tutti i numeri e le responsabilità dei diversi livelli istituzionali per l’incremento della spesa, perché noi contestiamo i numeri relativi al contributo al debito, ai consumi intermedi. I dati Istat, ministero dell’Economia e Corte dei Conti dimostrano in maniera inequivocabile qual è l’andamento del contributo al debito e della spesa pubblica dei diversi comparti. Si dimostra in modo evidente che l’amministrazione centrale ha un incremento significativamente superiore all’incremento delle amministrazioni regionali". "Da questa considerazione oggettiva – ha aggiunto Errani – si evince che la manovra è squilibrata a sfavore degli enti locali e delle regioni. Sulla base delle verifiche oggettive ciascuno taglia, proporzionalmente, quello che deve tagliare. Ma la risposta è stata negativa. La seconda proposta – prosegue Errani – le istituzioni si rispettano, non si offendono e non si insultano. Noi rispettiamo e vogliamo la collaborazione con il governo. Chiediamo nulla di più di questo. Per questo abbiamo chiesto una commissione, a costi zero, per verificare la qualità della spesa, le spese di funzionamento, proponendo al governo una intesa fondata su questo principio: chi non riduce spese che vengono considerate non di qualità si assume la responsabilità e ne paghi il prezzo. Questo per dimostrare la volontà delle regioni ad andare avanti su questa strada. Ma ciò non risolve il problema del taglio dei dieci miliardi di euro sui trasferimenti, perché questo ci mette nelle condizioni di non poter esercitare le competenze: trasporto pubblico locale, famiglia, non autosufficienza, fondo sociale, fondo per le imprese, di cui le regioni hanno la responsabilità. Dunque – ha conlcuso il presidente della Conferenza Stato Regioni – siamo qui a ribadire, con ancora maggiore convinzione, la richiesta di mettere all’ordine del giorno della conferenza stato-regioni l’intesa della riconsegna delle deleghe. Perché non siamo in grado di esercitarle".
Il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ha precisato: "Quando noi abbiamo ribadito la richiesta di restituire le deleghe, è chiaro che questo deve essere sostenuto da una legge. Ma si può fare immediatamente. Può essere anche un emendamento alla manovra". In merito alla commissione proposta dalla regioni per verificare gli sprechi, il presidente Berlusconi ha detto "facciamola". Siamo i primi a sostenere che il tempo delle vacche grasse è terminato. Ma bisogna capire su che prati pascolano, chi è il proprietario dei prati su cui ancora pascolano le vacche grasse".
Scenari apocalittici sono invece quelli disegnati dal Governatore pugliese Vendola. “Abbiamo manifestato – rimarca il governatore pugliese Nichi Vendola – la nostra disponibilità a monitorare le spese, ma a questo punto faranno il federalismo con il morto. La vera crisi sarà quando non potremo garantire i diritti ai cittadini, perché vedremo calare la scure sul trasporto pubblico locale, sul sostegno alle piccole e medie imprese e non potremo fare politiche di aiuto alla famiglia. Rispetto a queste richieste – scandisce Vendola – abbiamo visto sbuffare Tremonti, che ha chiuso la saracinesca. Ho l’impressione che il governo sia commissariato dal ministro dell’Economia. Ma – conclude il governatore della Puglia – se Tremonti è in grado di far camminare da solo i treni, lo faccia".