
Sulla neutralità etica di Odifreddi e del Pd

31 Dicembre 2007
In merito ad un articolo di Piergiorgio Odifreddi,
pubblicato da “La Repubblica” domenica 30 dicembre 2007, intitolato: “Il PD, la
laicità e la vergogna”, mi permetto di sottolineare alcuni elementari argomenti
che il logico matematico ha mostrato di tenere in scarsa considerazione. Si
tratta di elementi minimi, nulla di eccezionale, che probabilmente un grande
logico come Odifreddi ha omesso solo per disattenzione o per disinteresse nei
confronti della tematica. È comprensibile che un logico matematico così
celebrato non presti grande attenzione ad argomenti che considera alla stregua
della superstizione e dell’astrologia. In effetti, tutti sanno che la ricca
cultura che testimonia la paura per il gatto nero che attraversa la strada è
quanto meno comparabile con il pensiero di Agostino, Tommaso, Scoto, Pascal, Kierkegard, Edith Stein, Guardini, Wojtyla, solo per citare alcuni
noti maghi e cartomanti.
In realtà, l’articolo di Odifreddi è rivolto ai suoi
compagni di viaggio del Partito Democratico e alla loro intenzione di scrivere
una carta dei valori. Non entro nel merito, è un problema del PD, mi limito a
segnalare che a rigor di logica i partiti nascono intorno a dei valori più o
meno condivisi e a dei principi che i fondatori ritengono più o meno
negoziabili. Nel caso del PD, invece, intanto nasce un partito (metti che
qualcuno ci rubi l’idea del secolo o che cada in disgrazia Berlusconi!), poi si
elegge un segretario, in seguito si individuano dei saggi ed infine si cerca di
far quadrare i conti, scrivendo una carta dei valori che tenga insieme
l’ateismo militante di Odifreddi e il cattolicesimo altrettanto militante della
Binetti. E se i conti non tornassero? Non c’è problema, si interviene sulla
carta, si smussano gli angoli, si elimina qualche nota identitaria di troppo; e
poi non si vada troppo per il sottile! Il segretario garantisce per tutti. Ecco,
dunque, un primo problema di ordine logico che il matematico Odifreddi non
considera meritevole di essere neppure segnalato. Eppure è fin troppo banale!
Ma forse è questo il problema, le banalità della politica non devono
distogliere il pensiero del genio matematico.
Un secondo problemino che emerge dall’articolo del
nostro riguarda la presunta nozione di laicità che il partito democratico
dovrebbe assumere (lo ripeto, ma non avrebbero dovuto pensarci prima?). Dal
momento che tutti si dicono laici, persino quella sfrontata della Binetti che per
il nostro logico rappresenta l’araldo dell’integralismo estremista cattolico, e
che l’elemento simmetrico rispetto ai cosiddetti teodem sarebbe rappresentato
da coloro che vogliono distruggere la religione e la Chiesa, come avrebbero
voluto i rivoluzionari francesi o spagnoli (questo si, ammette seriosamente
Odifressi, sarebbe un “retaggio del passato”), ne consegue che il laicismo
radicale odifreddiano risulterebbe come il giusto “compromesso tra i due
estremi del clericalismo e dell’anticlericalismo”. Ma che logico! Da grande
matematico ha giustamente indicato la mediana tra la Binetti e il Robespierre.
A parte il fatto che la simmetria di cui parla
Odifreddi tra i teodem e i rivoluzionari francesi e spagnoli andrebbe spiegata
un po’ meglio, a meno che non la si voglia buttare lì come una barzelletta di
fine anno che non fa ridere nessuno. Tuttavia, la questione diventa paradossale,
paranoica e patologica quando un laico pretende di affermare che cosa
significhi essere “autenticamente laico” e di conseguenza si arroga il diritto
di espellere dall’arena pubblica tutti coloro che – peste li colga! – non
rientrano nel suo soggettivissimo criterio di laicità. Per di più, tale
paranoica pretesa di essere il guardiano della cittadella laica contro le
pericolose incursioni barbariche dei cattolici alla Binetti, si fonderebbe su
un’idea di ragione ed una di neutralità morale che di scientifico hanno ben
poco.
Per quanto mi riguarda, sulla scorta dell’opera di
qualche scienziato minore come Mises, Hayek e Popper, ritengo che razionale non
significhi incontrovertibile, così come l’oggettività di un asserto scientifico
non si caratterizza per la sua “verificabilità”, bensì per la sua
“falsificabilità”. Infine, la pretesa neutralità morale della ragione è un mito
che ha assunto i connotati dell’incubo ogni qualvolta gli scienziati l’hanno
proclamata. Un mio vecchio ed apprezzato maestro è solito ripetermi che “di
neutrale nella scienza c’è solo la stupidità”.
Gentile professore Odifreddi, dovremmo allora chiederci:
quale azione non riveli un fine,
quale fine non trasudi di valori, quale strumento per il raggiungimento di un dato fine non implichi l’adesione ad un valore piuttosto che ad un altro, quale azione non rappresenti una scelta
e quale scelta (selezione tra le
alternative possibili) non rappresenti un giudizio
e quale giudizio non sia frutto di
una teoria e quale teoria non sia l’esito di una scelta valoriale. Non si dà azione umana individuale che non sottenda
scelte valoriali e non si dà valore che non sia perseguito razionalmente, ossia
mediante la predisposizione dei mezzi ritenuti, in una data situazione, i più
adatti.
Dunque, è risibile – oltre che pretestuosa e
provocatoria – la superbia con la quale il nostro logico individua gli estremi
dell’intervallo nella Binetti e in Robespierre ai fini di calcolare la media
aritmetica della laicità, che del tutto casualmente corrisponde proprio con la
sua personale, discutibile e arbitraria posizione. Esattamente quella che una sedicente
logica rigorosamente scientifica dovrebbe assumere come giusto compromesso e
far propria nella carta dei valori del nuovo Partito Democratico: buona
fortuna!
È fuorviante contrapporre la religione alla scienza,
in quanto, in primo luogo, entrambe significative e rilevanti ai fini
dell’esistenza umana, in secondo luogo,
perché rispondono a domande diverse ed infine, perchè non esiste problema
scientifico per la soluzione del quale lo scienziato non si ponga un problema
di ordine metafisico. Le risposte potranno essere diverse, ma chi risponde è
sempre un uomo con il suo carico di valori, di vissuto, di credenze, di fedi o
di non-fedi. Comunque una persona che, talvolta, come nel caso di Odifreddi,
contrabbanda la propria personalissima, e discutibilissima etica, per la forma
più neutrale e laica che ci sia. Credo sempre più fermamente che abbia ragione
il mio vecchio ed apprezzato maestro!