Sviluppo Economico, la poltrona si scalda in attesa del 28 settembre
21 Settembre 2010
Fa freddo dalle parti di via Veneto. O forse troppo caldo. Il Ministero dello Sviluppo Economico in parte è stato svuotato di compiti, linfa vitale che ne facevano un dicastero chiave secondo solo al Tesoro, tanto da farlo apparire una cattedrale gelida che provoca brividi anziché vampate di calore. Dall’altra, il vuoto arroventa il clima: serve all’opposizione (di sinistra e di destra) come ennesima pozione malefica da far ingerire agli italiani per avvelenarli contro Silvio Berlusconi, ministro ad interim da 139 giorni.
Messa da parte la possibile nomina del sottosegretario Romani e tramontata l’ipotesi di cedere la poltrona a un finiano come segno di pace con il cofondatore del Pdl , l’ipotesi più plausibile, al momento, è che la nuova casella possa essere riempita da una personalità utile alla prosecuzione della Legislatura. Tutto dipenderà, si vocifera negli ambienti di Palazzo, da quel gruppo che dovrebbe avvicinare le forze moderate all’esecutivo in una fase tanto delicata per il Paese. Il posto di ministro dello Sviluppo Economico sarebbe entrato, in questo senso, nella trattativa che il presidente del Consiglio sta seguendo passo a passo per comporre una maggioranza alla Camera, al netto della truppa finiana. Una maggioranza che consenta il proseguo dell’azione di Governo già fissata nei 5 punti programmatici che il premier porterà in Aula il 28 di settembre. E’ quella la data che farà da spartiacque e che segnerà anche il dopo-Scajola, quindi il dopo-Interim.
Potrebbe rappresentare, il 28 settembre, il punto di svolta per quanto riguarda il completamento della squadra del Consiglio dei ministri. Proprio in questa logica, negli ultimi giorni, si sono susseguiti una serie di rumours. Non è infatti escluso lo spostamento di Raffaele Fitto da via della Stamperia, operazione che consentirebbe un movimento a catena di altre pedine su altri scenari. Liberando la poltrona di Ministro degli Affari regionali si concederebbe spazio a chi più di altri ha dato segno di “responsabilità” sostenendo il Governo alla Camera. Un esponente del (possibile) nuovo gruppo, appunto.
L’operazione-Fitto sarebbe funzionale anche al fine di dare un segnale di attenzione al Sud, posizionando allo Sviluppo Economico proprio un uomo del Sud, come lui che ha già le deleghe per il piano di rilancio del Mezzogiorno e per la riprogrammazione dei Fondi Fas. L’intenzione di riequilibrare il peso del Carroccio nel Governo attraverso la nomina di un personaggio che quindi possa fare gli interessi del Mezzogiorno ai tempi della Lega, aprirebbe però le porte anche a un’altra candidatura: quella di Adriana PoliBortone. E sempre in quest’ottica, dal cilindro è perfino spuntato il nome di Gianfranco Micciché, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e segretario del Cipe. Una nomina, però, alquanto discutibile se si considera il suo passato politico. L’essersi alleato con Lombardo, provocando lo spostamento del Pdl lealista all’opposizione, non è mai stata digerita da molti suoi colleghi parlamentari e siccome già i rumours (appena ventilati) su una sua possibile candidatura hanno creato più di qualche malumore, la promozione del sottosegretario a ministro dello Sviluppo Economico risulta molto in bilico.
Intanto, da maggio ad oggi, per una poltrona rimasta vuota c’è stato un fiorire di posizioni che passando per il totonomine hanno spostato il baricentro della discussione, facendo affiorare una domanda: in Italia è opportuno un ministro dello Sviluppo Economico?
In mezzo, c’è stata l’esortazione del presidente della Repubblica rivolta al premier affinché si facesse presto un Ministro, la risposta affermativa del premier (prima e dopo l’estate), le “spinte” delle varie categorie e Associazioni tra cui Confindustria e il giro di consultazioni dello stesso Berlusconi che nonostante alcuni "clamorosi" rifiuti (uno su tutti, quello di Emma Marcegaglia) un giorno sì e l’altro pure ha ravvivato il dibattito facendo credere che si fosse a un passo dalla nomina. E invece nulla, dopo aver solleticato gli appetiti di molti (Mario Baldassarri, in un primo momento indicato per sparigliare le carte dentro Fli; Stefano Saglia, ex aennino rimasto fedele a Berlusconi, da sempre in pole position a dimostrazione del fatto che la fedeltà premia; Anna Maria Bernini, un tempo finiana doc ma oggi lontana dalle posizioni del cofondatore del Pdl) il dicastero è rimasto in capo al premier.
Chi ha cercato di cavalcare la situazione è stata l’opposizione, che negli ultimi giorni ha cominciato a parlare di una mozione di sfiducia nei confronti di Silvio Berlusconi ministro dello Sviluppo Economico. Ci sta lavorando il Pd. Dario Franceschini in questi giorni ha avuto contatti con Antonio Di Pietro e con Pierferdinando Casini, per realizzare una convergenza sulla mozione di critica all’interim. Finora le perplessità più forti sarebbero giunte dall’Udc, ma si starebbe lavorando per superarle anche nella formulazione del testo, che sarebbe modellato sul ‘precedente Caliendo’.
Nella mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, infatti, si invitava il governo a convincere Caliendo a rassegnare le dimissioni e anche in questo caso – considerato non si può chiedere la sfiducia nei confronti di un ministero retto da un interim – si vorrebbe ripetere la formula. Sulla mozione, come ha spiegato ieri il capogruppo Franceschini, il Pd spera di raccogliere consensi anche in maggioranza, dopo le pesanti critiche giunte ad esempio da esponenti dell’area finiana al prolungarsi della vacatio al ministero. In queste ore, dunque, proseguono i contatti, ma il punto definitivo si farà tra oggi e domani, dato che il tempo limite per la presentazione è mercoledì pomeriggio, quando è calendarizzata la conferenza dei Capigruppo della Camera. Intanto, aspettando il 28 di settembre, il termometro di via Veneto cambia temperatura di giorno in giorno.