Talk show politici, cosa c’è dietro l’editto di San Macuto

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Talk show politici, cosa c’è dietro l’editto di San Macuto

11 Febbraio 2010

O la clessidra obbligatoria o tutti in ferie per un mesetto. Il regolamento approvato martedì sera dalla Commissione di Vigilanza Rai fa piazza pulita delle zone franche finora assicurate, chissà perché, ai talk show politici del servizio pubblico, non del tutto irreggimentati ancora nel meccanismo odioso della par condicio.

L’editto di San Macuto, come l’hanno ribattezzato i tanti che hanno urlato al regime, a cominciare dai diretti interessati e dall’Usigrai, è stato firmato da Marco Beltrandi, compagno di partito (radicale) di Emma Bonino, candidata del centrosinistra alle elezioni regionali nel Lazio, ma è stato votato solo dai parlamentari del Pdl.

Dal punto di vista logico l’editto non fa una piega (nel mese che precede il voto i talk show possono decidere di ospitare le tribune politiche, parlare di temi diversi da quelli politici o levare momentaneamente le tende), ma di certo il danno per la Rai è grande: Annozero e Ballarò non scendono mai sotto il 14% di share e arrivano a volte a toccare il 20% in prime time, mentre Vespa tiene comunque botta nelle sue seconde serate. E se non tutte le posizioni all’interno del centrosinistra sono univocamente ostili al provvedimento (vedi Furio Colombo), di certo il commento di Berlusconi (“Non è scandaloso mettere un freno ai pollai televisivi”) non giovano a rasserenare gli animi.

L’editto, però, è semplicemente il frutto di una serie di paradossi alimentati spesso dagli stessi personaggi pronti oggi a fare le barricate. La par condicio, infatti, nasce come il tentativo di preservare gli spazi democratici di fronte alla temuta potenza mediatica di Berlusconi, nella sua doppia veste di tycoon televisivo e di leader politico, e da anni costringe i telegiornali a usare il misurino prima di ogni elezione. Il Cavaliere, dal canto suo, da sempre osteggia la par condicio e dichiara di volerla abolire, ma tra le tante leggi approvate in questa legislatura e considerate dall’opposizione pro domo sua non ha trovato spazio fino a oggi la riforma delle regole sulla gestione della politica in tv prima del voto. Questione di equilibri con la Lega, sicuramente, ma forse anche della sopraggiunta consapevolezza che certe rigidità regolamentari non danneggiano necessariamente la sua parte politica e, anzi, se portate a piena attuazione, possono finire per mettere il silenziatore a quelle arene televisive di alto ascolto che inevitabilmente finiscono per fare le pulci al governo.

Il secondo paradosso è proprio il ruolo della Vigilanza, organo parlamentare chiamato ad approvare un regolamento di attuazione della par condicio in Rai prima di ogni elezione, che di fatto esautora l’Autorità per le Comunicazioni di un compito che sarebbe logico le spettasse, visto che è proprio l’Agcom a varare ogni volta un regolamento parallelo destinato alle tv commerciali. Non solo: Beltrandi per difendere il suo regolamento mette in mezzo proprio l’Agcom (“Ce lo ha chiesto il Presidente Calabrò una settimana fa in Commissione Vigilanza. Se non ci fossimo adeguati, la Rai rischiava un sanzione pari al 3% del suo fatturato”). Il regolamento destinato a Matrix e all’Infedele si annuncia più soft e non se ne vede il motivo, visto che al telespettatore poco cambia se certi tipi di messaggi arrivano dal tasto 2, 5 o 7 del telecomando.

Non tutti i giochi, però, sono fatti. Stamane il Cda Rai si esprimerà sull’ “impatto che la novità regolamentare avrà sulla linea editoriale delle trasmissioni e sulla gestione dell’azienda” e dal fitto conciliabolo tra i presidenti di Vigilanza e Rai, Zavoli e Garimberti, entrambi vicini al Pd, uscirà un tentativo di operare una mediazione che salvi la messa in onda dei talk show senza stravolgerli del tutto. Toni meno concilianti sono previsti, invece, stasera ad Annozero, dove il rischio che riparta la nenia santoriana sul canovaccio di Bella ciao è alto, così come alte saranno di certo le percentuali di share che l’Auditel gli certificherà.

Intanto, però, il regolamento killer sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale domani e, nonostante scioperi, manifestazioni, mobilitazioni e fronde annunciate, i tempi per i ripensamenti sembrano drammaticamente stretti.