Talk show politici, riparte il Circo Barnum. Tutti, o quasi, contro il Cav

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Talk show politici, riparte il Circo Barnum. Tutti, o quasi, contro il Cav

14 Settembre 2010

Il Circo Barnum ha riaperto i battenti. Lasciate alle spalle le calure di un’estate mai così rovente per un governo in carica, rispunta puntuale l’armata dei talk show politici, gli stessi di sempre, nonostante le temute censure, e anche qualcuno in più.

Di sicuro, per un Minzolini eroicamente piazzato nella stanza dei bottoni del telegiornale per eccellenza, Berlusconi continua a ottenere in cambio le stilettate dei vari Floris, Annunziata, Gabanelli, Iacona, Dandini, Fazio, Lerner, Gruber e naturalmente, a dispetto dei santi e di tante improbabili congetture, degli inossidabili Santoro e Travaglio. Tutti, di nuovo, ai posti di combattimento, come l’anno scorso e quello prima ancora.

Questa stagione, però, avrà qualche sfaccettatura in più. Non è dato sapere se siamo o no in periodo preelettorale, e se quindi piomberà da un giorno all’altro la scure della par condicio, ma di certo l’orizzonte politico non si dividerà più sic et simpliciter in berlusconiani e antiberlusconiani.

Lo smarcamento estivo di Gianfranco Fini sembra aver trovato dimora catodica a La7, forte dei record di ascolto del nuovo telegiornale di Enrico Mentana, capace di risollevare l’asticella dell’audience anche a colleghi che da anni arrancavano cercando una dignitosa nicchia, primo fra tutti quel Gad Lerner che al suo debutto con la nuova stagione dell’Infedele ha pensato bene di dedicare l’intera puntata al leader di Futuro e Libertà.

Alla frammentazione, anche televisiva, del Pdl, però, fa da pendant la continua frantumazione del centrosinistra. Veltroni, che prima ha fatto scrivere alla stampa amica di essere tentato dall’avviare una scissione stile Fini e poi ha smentito tutto dichiarando di voler fare un po’ da grillo parlante in seno al Pd, ha voglia di tornare al centro dell’agone. In tv, si sa, non ha molte sponde. Il filogovernativo Vespa (anche lui parte del Circo Barnum, s’intenda) è per lui fumo negli occhi, Ballarò è un feudo dell’inviso D’Alema, Annozero può andar bene per gli strali di Di Pietro e la difesa d’ufficio di Ghedini: non resta che la ciclica ospitata a Che tempo che fa e, magari, qualche opportuna sortita a Matrix, lo spazio preferito ai tempi di Mentana, da tre anni nelle mani dell’innocuo Alessio Vinci. Oltre, naturalmente, agli schermi di La7, dallo stesso Mentana o magari facendo visita a Ilaria D’Amico, Luisella Costamagna o Daria Bignardi, tornata alle Invasioni Barbariche dopo la sfortunata esperienza a Rai Due. Da vedere, poi, su quale terreno si svolgerà l’imminente braccio di ferro tra Bersani e Vendola per la leadership del Pd, o di quel che ne resterà.

E Berlusconi? Al di là del collaudato asse Fede-Vespa, con qualche sortita in trasmissioni per casalinghe come Mattino 5 o qualche opportuno messaggio alla nazione, sempre a rischio di essere tacciato di regime, non ha molte cartucce da sparare. I telegiornali a lui fedeli parlano molto poco di politica (e questo probabilmente ha fatto la fortuna di Mentana, che l’ha rimessa in positio princeps) e il suo verbo sembra uscire più che altro dalle labbra degli editoriali di Minzolini, che puntualmente si vede piovere accuse e improperi da più parti e che comunque sembra perdere inesorabilmente ascolti. E non è l’unica cosa che perde, se è vero che l’ex volto di punta del Tg1, Maria Luisa Busi, è passata rapidamente dalla contestazione interna al direttore alla manifestazione di Piazza Navona contro la legge (mai nata) sulle intercettazioni, fino alla conduzione di un nuovo programma in prime time su Rai Tre, che andrà in onda da metà ottobre, si chiamerà Articolo 3 e spazierà, sembra, su temi che un tempo furono cari al collega Piero Marrazzo. Auguri.