![Tesoretto in fumo e Dpef nella nebbia](https://loccidentale.it/wp-content/uploads/7-scaled.jpg)
Tesoretto in fumo e Dpef nella nebbia
![Tesoretto in fumo e Dpef nella nebbia](https://loccidentale.it/wp-content/uploads/7-scaled.jpg)
23 Maggio 2007
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha
confermato che il Dpef verrà presentato il 28 giugno , alla vigilia della Festa
di Santi Pietro e Paolo (Patroni di Roma) ed in linea con le scadenze ufficiali
(nel 2007 il termine perentorio del 30 giugno cade di sabato). Ci sarà poco da
festeggiare. Specialmente se il Ministro dell’Interno Giuliano Amato fa avere a
Romano Prodi & soci una copia del suo libro “Due anni al Tesoro” in cui si
illustra non solo come predisporre un Dpef , ma anche quali devono essere le
sue caratteristiche essenziali. In primo luogo, il documento deve analizzare
gli esiti raggiunti rispetto agli obiettivi e alle problematiche di fondo
proposti nel Dpef dell’anno precedente. In secondo luogo, deve delineare
obiettivi e proposte del Governo per i tre anni successivi. Il nesso tra la
prima e la seconda parte non viene presentata nel Dpef ma è il lavoro di
selezione delle richieste dei vari dicasteri – un lavoro che viene svolto dal
Ministero dell’Economia e delle Finanze e, se del caso, dalla Presidenza del
Consiglio nella veste di mediatore. Tutto il resto sono abbellimenti,
interessanti per gli studiosi di politica economica, ma hanno poco a che vedere
con i due aspetti fondanti del nocciolo duro del Dpef.
Prodi
& Co sono in difficoltà sia sulla prima sia sulla seconda parte di tale
nocciolo duro. A questo argomento, e non tanto al presunto “tesoretto”, è stato
dedicato il minivertice tenuto a Palazzo Chigi domenica 20 maggio. In primo
luogo, hanno poco o nulla da mostrare a proposito dei risultati nelle aree
indicate nel Dpef dello scorso anno come cruciali per il riassetto e di finanza
pubblica e di economia reale: pensioni, ammodernamento Pa, sanità, finanza
locale che , secondo il Dpef del 7 luglio 2006, sarebbero stati il cuore del
ddl sul bilancio annuale e pluriennale dello Stato (in gergo la finanziaria) il
30 settembre 2006. In effetti – come sappiamo – la finanziaria non ha neanche
sfiorato questi temi centrali del Dpef. La manovra di aggiustamento di 39
miliardi di euro, ha riguardato per 15 miliardi aumenti di imposizione
tributaria per ridurre l’indebitamento netto della Pa (in gergo il deficit) e
per il resto altri aumenti tributari a fini redistributivi. Nell’aggiornamento
del Dpef presentato all’inizio di settembre – è vero – si sottolineava che le
quattro tematiche sarebbero state affrontate in via prioritaria in parallelo
con l’iter della finanziaria ed in consultazione con le parti sociali e con le
Regioni. In alcuni casi (il più rilevante è la previdenza) sono stati definiti
anche termini perentori (entro la fine del mese di marzo).
Il
quadro, però, è almeno imbarazzante. Per la previdenza siamo in alto mare: il
Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (TPS) ha sottolineato che o si
giunge ad un accordo per una riforma adeguata entro il 30 giugno o entra in
vigore la legge Maroni del 2004 con lo “scalone”, tanto deprecato dai
sindacati; in effetti, le previsioni (e della Ragioneria Generale e del
Ministero del Lavoro e delle istituzioni internazionali, come Commissione
Europea, Ocse e Fmi) mostrano a tutto tondo che lo “scalone” non basta più:
occorre anche rivedere i coefficienti di trasformazione (i parametri per
trasformare in annualità, e quindi in assegni mensili, il montante dei contributi
accumulati). In termini di ammodernamento della Pa si sono fatti passi indietro
: non è chiaro se si sono o non si sono presi impegni cogenti in materia di
contratti per gli statali (gli ormai famosi 101 euro al mese) , ma è certo che
nulla si è fatto per il miglioramento degli uffici (meritocrazia e simili) e ,
in aggiunta, la formazione per la Pa è nel caos a ragione di una proposta (che
non si sa se recepita o meno dal Governo) e dei ricorsi alla Corte
Costituzionale presentati da alcune Regioni. In materia di sanità e di finanza
locale, si possono mostrare solo gli incrementi delle addizionali delle imposte
regionali – di cui nessun Governo si vuole vantare. Quindi sul raffronto tra
obiettivi e risultati , solo timori. Quelli
di fare sapere quanto non si è fatto ed i danni causati dal poco
comunque realizzato (formazione, addizionali).
Il quadro macro-economico per il breve
termine, poi, non è incoraggiante. Nel 2006 e nel 2007, la crescita italiana è
stata al traino della Germania, che, secondo le previsioni dei 20 maggiori
centri economici internazionali (sul tavolo di Palazzo Chigi il 20 maggio) ora tirerà
meno: per il 2008 il pil tedesco aumenterebbe del 2% circa e quello italiano
dell’1,5% – all’ultima conta la produzione industriale tedesca è cresciuta del
7,7% su 12 mesi e quella italiana dell’1,6%. In secondo luogo , il fallimento
del negoziato Omc sugli scambi minaccia difficoltà per le quattro “A”
dell’export italiano (Abbigliamento, Alimentazione, Arredamento, Automazione).