Toh, anche Juncker si è accorto che la Cina fa “dumping”!

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Toh, anche Juncker si è accorto che la Cina fa “dumping”!

10 Ottobre 2017

Juncker non è ingenuo. “‘Non siamo liberisti ingenui’. È racchiuso nelle parole del presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker l’accordo raggiunto a Bruxelles sulla riforma delle regole antidumping tra Europarlamento, Consiglio e Commissione europea. ‘Dobbiamo essere sicuri di avere gli strumenti per agire con la concorrenza sleale e al dumping di prodotti nel mercato dell’Europa, che ha come risultato la distruzione di posti di lavoro’. Un riferimento, neanche troppo velato, alle operazioni di vendite sottocosto perpetrate dalla Cina, e non solo, negli ultimi anni che hanno messo in crisi parecchi comparti industriali europei, dall’acciaio alla manifatturiera più classica”. Giancarlo Salemi su Formiche del 5 ottobre descrive quel che si è deciso nell’Unione sulle vendite sottocosto di prodotti cinesi e registra la dichiarazione di “non ingenuità” di Juncker. I tedesco-bruxellesi che oggi dominano l’Unione (con ruota di scorta francese) indicavano la Cina come faro del libero scambio e ora la accusano di dumping, chiedevano sanzioni severe per la Russia e Gerhard Schroeder è diventato presidente della Rosneft, venerano gli accordi del clima di Parigi e hanno consentito i noti imbrogli sui motori diesel. Non è male che non siano ingenui ma se fossero anche un po’ meno imbroglioni sarebbe meglio. 

Semi-eresie penalmente semi-obbligatorie. Un’obbligatorietà dell’azione penale, del tutto priva di filtri, che riempie i tavoli dei pm” una delle pupille più note di Giancarlo Caselli, Liana Milella, sulla Repubblica del  5 ottobre esprime una perplessità sia pur ancora un po’ vaga sull’obbligatorietà dell’azione penale, forse il dogma fondamentale del pensiero caselliano: un tempo si finiva sul rogo per eresie anche di minor entità.

Se i tedeschi tornano nella storia? Germany has enjoied a long  holyday from history”  il bulgaro Ivan Krasten presidente del “Centre for liberal strategies”, studioso assai accreditato della democrazia europea, fa sul New York Times del 5 ottobre un’annotazione particolarmente acuta: per 70 anni i tedeschi si sono presi una bella vacanza dalla storia, il loro passato veniva a stento letto in Patria con la paura di approfondirlo, la politica estera era in parte rilevante condizionata dalla Guerra fredda e delegata così di fatto e in buona misura agli americani (all’Ovest, all’Est ai sovietici), le questioni che intrecciavano politica ed economia vedevano un’egemonia francese sulle forme anche se sulla sostanza Berlino man mano si imponeva per la sua forza. Tutto ciò è finito come dovrebbero ben capire tutti coloro che interpretano invece linearmente la storia dell’integrazione europea.

Amori finiti. “L’amore è finito” così un titolo del Corriere della Sera del 9 ottobre. Il quotidiano di via Solferino ospita due articoli più o meno  inquadrati dalle stesse parole, in uno si tratta dell’irreparabile rottura tra Al Bano e Romina Power, nell’altro di quella di Giuliano Pisapia con Massimo D’Alema.