Torna l’affaire Litvinenko e stavolta è Cameron a rischiare d’andarci di mezzo

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Torna l’affaire Litvinenko e stavolta è Cameron a rischiare d’andarci di mezzo

31 Gennaio 2012

Sulle rive del Tamigi, sotto forma di scomodo fantasma del passato recente, riemerge il caso dell’ avvelenamento letale di Aleksandr Litvinenko, l’ex agente del Kgb che ha concluso la sua vita avventurosa un giorno di novembre del novembre 2006 in una stanza dell’ University College Hospital. Ai servizi segreti britannici viene ora richiesto di consegnare tutti i documenti sulla controversa relazione con lo scomodo defunto russo, nell’ambito di un’inchiesta tesa a far luce sulle reali circostanze del tragico evento. L’istanza è stata formulata dopo gli accurati esami del coroner Andrew Reid, che ha tra le mani la gestione delle implicazioni mediche della vicenda e ha avuto eco di stampa attraverso uno scoop della testata The Mail on Sunday.

A questo punto, crescono le possibilità che tutta la questione degeneri in un processo destinato a esplicitare in pubblico materiale battezzato dai vertici politici londinesi e dagli 007 come top secret, con conseguente nervosismo delle autorità di Mosca, tra l’altro indaffarate nella campagna per le elezioni presidenziali, con Vladimir Putin a un passo dal ritorno al Cremlino. La signora Martina, vedova della spia eliminata, dopo aver negato in prima istanza collaborazioni del marito con l’MI6 e l’MI5, nei mesi scorsi ha ammesso il contrario, aggiungendo che Aleksandr è stato retribuito con decine di migliaia di sterline per le importanti notizie rese al Regno Unito. 

E’ da ricordare, dettaglio non irrilevante a latere dell’intero affaire, che a fine 2011 gli investigatori russi hanno aperto un’indagine formale su un presunto attentato ai danni di Andrei Lugovoi, principale accusato dai magistrati britannici (che ne hanno chiesto ripetutamente e invano l’estradizione) per il sapiente utilizzo del polonio assassino. Gli ultimi sviluppi creano viva e comprensibile preoccupazione nelle stanze di Vauxhall Cross, storica sede dell’ MI6, e al numero 10 di Downing Street, dove l’ ultimo desiderio del premier David Cameron sembra quello di veder finire nel tritacarne degli aggressivi media, ancora scatenati su Rupert Murdoch e dintorni, una polpetta che, è il caso di affermarlo, appare sempre più densa di veleno a lento rilascio.