Tra Anas vecchia e Anas nuova, i nodi irrisolti restano sulle strade

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Tra Anas vecchia e Anas nuova, i nodi irrisolti restano sulle strade

02 Agosto 2011

Al massimo domani Piero Ciucci inizierà il suo terzo mandato all’Anas.Quello di Amministratore Unico sarà probabilmente l’ultimo incarico al vertice delle strade italiane e non si presenta dei più facili. Per molti questa conferma è la prova delle difficoltà di Giulio Tremonti. Il ministro non aveva difatti mai nascosto il desiderio di un ricambio, memore dell’ostruzionismo opposto da Ciucci al primo tentativo di riformare l’Anas. Poi però i rifiuti di svariati personaggi interni ed esterni all’ente ancorché gravitanti per anni nella sua orbita hanno fatto propendere per la continuità.

La scelta apparentemente rinunciataria era peraltro nella logica, vista l’attivo di bilancio dichiarato per il 2010 e delle insidie liquidatorie celate dagli scorpori delle attività autostradali e del relativo personale. Per non contare gli innumerevoli contratti di appalto, le aggiudicazione di gare, le approvazioni di perizie di variante che un nuovo AU avrebbe avuto più di un tentennamento prima di firmare. Fino a oggi nessuno di questi atti ha infatti regalato gioie agli automobilisti e ai contribuenti ma diverse notevoli preoccupazioni ai vertici aziendali sì, raggiunti come sono stati in alcuni casi da contestazioni della procura della Corte dei Conti e della Autorithy sui Lavori Pubblici.  

Immaginabile, dunque, che pochi sarebbero stati disponibili ad accettare una siffatta intricata eredità a fronte del desiderio di restare del vertice uscente ancorchè additato come una delle cause della riforma. Tutta in salita anche l’avvio dell’Agenzia che dovrebbe assumere il ruolo di guida dei comparti stradale e autostradale in tandem con ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture. Innanzi tutto perché dovrà essere l’AU di Anas a individuare termini e modalità degli scorpori e le quantità e qualità delle risorse umane da trasferire; poi perché la redazione degli atti fondativi della nuova Anas, smagrita e rimodulata, dovrà fare i conti con le sopravvenienze passive della vecchia Anas che potrebbero rivelarsi più gravose dell’immaginato.

Secondo stime tutte da verificare, il personale in esubero sarebbe di quasi 1500 unità (poco meno di mille sarebbero le assunzioni effettuate negli ultimi sette anni con un via libera allo scambio dimissioni anticipate di un dipendente contro assunzione di un famigliare). Si tratta di una quantità da indigestione anche per i ruminanti più allenati. Infine il contenzioso, una realtà amorfa, gommosa perché capace di estendersi e contrarsi a seconda della prospettiva da cui lo si considera, e viscosa al punto da non lasciare alcuna speranza di liberarsene. Il suo valore ammonterebbe a circa 8miliardi di euro (pari alla somma di tutte le richieste formalizzate a vario titolo dalle imprese con le riserve sui lavori che sono contenute in atti giudiziari e paragiudiziari) ma nel caso di sfogo giudiziario il valore scenderebbe al 30% (circa 2,4 miliardi di euro) una cifra inferiore ma sempre tale da attentare ai dati di bilancio e collassare qualsiasi nuova società.

L’estate e i tanti problemi sul tappeto politico daranno un po’ di respiro ma a settembre i nodi verranno al pettine primo fra tutti quello dei livelli occupazionali e del pedaggiamento delle strade statali e dei raccordi. La politica del pedaggiamento seziona trasversalmente il Parlamento ma l’autosufficienza finanziaria l’Anas non l’ha raggiunta se non contabilmente.

La nuova Anas avrà gli stessi problemi e la riforma, con i tagli della pletora di società di scopo con le Regioni, dovrebbe alleggerire la situazione e favorire la concentrazione di tutta le energie sulla Salerno-Reggio Calabria e la Statale Ionica. Quanto al GRA di Roma il suo costo di mantenimento e manutenzione non lascia alternative anche se il suo pedaggiamento non è detto debba gravare sui soli Romani come quello delle Autostrade meridionali sui soli Campani e Calabresi.

Bisognerà lavorare di fantasia finanziaria come fece Adam Smith ne “La Ricchezza delle Nazioni” parlando dell’esigenza di privare alcune categorie di cittadini di alcune esenzioni fiscali imponendo con il “testatico” la forfaittizzazione dei costi proprio di pedaggio, ponteggio, navigazione e stazionamento.