Tra Calenda e Renzi non mettere Alitalia
03 Maggio 2017
di Carlo Mascio
La posizione del governo su Alitalia sembra chiara. Ai tre commissari, Gubitosi, Laghi e Paleari, il Ministro dello Sviluppo economico Calenda ha affidato un mandato “a tempo” e con uno scopo ben preciso: “predisporre un programma per aprirsi entro 15 giorni alle manifestazioni di interesse”. Molto più semplicemente: vendere l’azienda “nella sua interezza” che, insieme al no secco alla nazionalizzazione da una parte e al prestito ponte dall’altra – l’ultimo, come precisano dal governo – da 600 milioni di euro, completa il quadro dei tre paletti fissati dall’esecutivo per la risoluzione della vicenda Alitalia.
Certo, era necessario dare una risposta immediata al comparto perché, come ha precisato il ministro, “mettere gli aerei a terra dalla sera alla mattina costerebbe molto di più ai contribuenti italiani”. Tuttavia la rapidità con cui si è mosso Calenda potrebbe essere dettata anche dalla necessità di fissare nell’immediato dei paletti non solo ai commissari ma anche alla proposta che Renzi farà su Alitalia prima del 15 maggio. L’ex premier, infatti, non vuole proprio sentir parlare di liquidazione dell’azienda, ipotesi in un primo momento contemplata dal governo, anche perché certificherebbe, qualora fosse ancora necessario dimostrarlo, il fallimento del piano aziendale sponsorizzato dal suo governo nel 2014. Ecco perché di fronte al “niet” di Calenda & Co. alla nazionalizzazione ha precisato: “Salvare Alitalia senza il contributo di soldi pubblici si può fare ma è molto difficile”.
Un nuovo salvataggio di Alitalia del resto complicherebbe non poco anche i conti in mano al ministro Padoan in vista della manovra autunnale. A Radio Anch’io, pur ribadendo che la proposta Renzi “è la benvenuta” , Calenda ha sottolineato che questa “dovrà tenere in considerazione la necessità di un’alleanza con una grande compagnia. Penso che Renzi lo sappia bene”. Tradotto: niente soldi pubblici e, visto il precedente, attenzione anche al partner per evitare un’altra Etihad. Insomma, in attesa di sapere quale sia la proposta Renzi per adesso di certo c’è il prestito ponte di 600 milioni di euro, soldi pubblici, un altro tampone costoso. E con le voci che circolano di un voto magari anticipato a ottobre, cosa gradita ai renziani, un mancato accordo tra l’esecutivo e il neo segretario Pd su Alitalia potrebbe essere utilizzato come uno dei grimaldelli utili per far saltare la legislatura.