Tra i 5 punti programmatici del Pdl manca il nucleare. E questo è un errore
31 Agosto 2010
La maggioranza è chiamata ad impegnarsi su cinque punti programmatici da perseguire nel prosieguo della legislatura. Grande assente, il nucleare.
Eppure il programma approvato dagli Italiani annunciava un’apertura all’atomo. Per di più, due estati fa l’impennata dei prezzi dei prodotti petroliferi e del gas aveva reso viva la percezione che il ripristino dell’opzione nucleare era una priorità per il paese. Un’economia come la nostra, che dipende per oltre 2/3 dall’energia ricavata dagli idrocarburi è estremamente sensibile alla dinamica dei prezzi di queste materie prime. La vulnerabilità del sistema è un dato costante che va tenuto presente anche in tempi come questi, in cui il costo di gas e derivati dal petrolio non destano grande allarme. Va poi ricordato come gli impegni assunti in ambito comunitario, a favore di un significativo, se non proibitivo, abbattimento delle emissioni di CO2 abbiano in un primo tempo esercitato un’ulteriore pressione sulle politiche di governo.
Desta non pochi sospetti, quindi, la trascuratezza con cui si lascia ai margini dell’agenda politica una questione di tale rilevanza. Gli sforzi compiuti per l’approvazione della legge delega sul nucleare e per l’emanazione del decreto attuativo andrebbero quindi al più presto raccolti e messi a frutto. Gli ultimi mesi hanno lasciato intravedere una qualche intenzione di sciogliere il nodo che tiene ferma l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, ossia la nomina dei vertici dell’autorità di regolazione tecnica e vigilanza de settore, ma anche motore della fase di avvio della politica nucleare. Non si è però andati oltre alle buone intenzioni e ai nomi dei possibili candidati alla presidenza; resta d’attualità il nome di Umberto Veronesi, pronto a lasciare il Senato per partecipare al programma nucleare.
Anche il ministero dello Sviluppo economico, che dovrebbe dettare la volontà politica in materia energetica, resta sospeso nell’interim assegnato alla Presidenza del Consiglio. Il nuovo ministro doveva essere nominato entro un mese dalle dimissioni di Claudio Scajola, rassegnate il 4 maggio scorso. Da allora si sono susseguite alcune voci, Emma Marcegaglia ha declinato l’invito a sostituirlo, si è fatto il nome di Paolo Romani, già viceministro, e prima della pausa estiva si è affacciata l’ipotesi di un ritorno di Claudio Scajola.
Nel frattempo, tocca al sottosegretario all’energia Stefano Saglia, nei limiti delle attribuzioni conferitegli, sopperire alla mancanza di un ministro a tempo pieno.
Pochi giorni fa ha confermato l’impegno a presentare la strategia nucleare, il documento programmatico che traccerà gli obiettivi e le linee del programma nucleare, nel mese di ottobre, per consentire alle imprese di presentare i propri progetti di investimento già da gennaio. Ma la buona volontà e le migliori intenzioni espresse non bastano a smentire un dato di fatto: centrata la deadline autunnale, occorrerà circa un anno per approvare in via definitiva la strategia nucleare. Questa, infatti, dovrà sottoposta a Valutazione Ambientale Strategica, un procedimento in capo al Ministero dell’ambiente che si protrae in genere per circa 8 mesi. Il fatto che il dicastero retto da Stefania Prestigiacomo partecipi sin dal principio alla stesura del documento può servire ad accelerare i tempi, ma il cosiddetto codice ambiente, novellato prima dell’estate, detta scadenze alquanto termini alquanto lunghi che non lasciano presagire una particolare speditezza. Oltre al rischio di tradursi in un indebito controllo sull’economia di settore, quindi, il disegno pianificatorio tracciato dal decreto nucleare pare essere d’intralcio al concreto attuarsi della politica energetica.
La strategia nucleare dovrà poi essere accompagnata dai parametri per l’individuazione delle aree idonee ad ospitare gli impianti nucleare. Un aspetto cruciale che compete all’Agenzia per la Sicurezza Nucleare.
Nonostante la natura prettamente tecnica dei criteri che saranno utilizzati per definire le aree idonee (vi ricadono considerazioni di carattere prevalentemente geologico o comunque tecnico-scientifico), lo schema di parametri dovrà essere posto all’esame delle regioni prima di essere sottoposto alla Valutazione Ambientale Strategica. Ne consegue che l’Agenzia potrà assolvere al meglio ai suoi compiti e rispettare le scadenze indicate dal sottosegretario all’energia solo se la sua composizione sarà definita nelle prossime settimane. E se questa non è una priorità…