Tra Lombardo e i suoi scatta la tregua anche se si parla già di successione
22 Dicembre 2008
Per il momento, nella turbolenta maggioranza che regge le sorti della Sicilia è tregua, ma armata. Insomma, un semi armistizio nervoso, costellato di non poche malizie, piccoli sgarbi e avvisaglie di conflitti a venire. Questa condizione mista e un po’ sospesa fra gli uomini del governatore e i suoi alleati recalcitranti probabilmente terrà per l’intero arco delle festività in attesa di quell’autentica ordalìa che è riforma della Sanità.
Intanto, le massime cariche regionali, si sono alla fine della scorsa settimana scambiate gli auguri e nel corso di una con ferenza stampa hanno ammesso la tensione fra gli alleati, ma ci hanno anche scherzato su. Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea regionale, forzista, facendo tintinnare i calici ha motteggiato che “un amore non è bello se non è litigarello”. Il più austero Raffaele Lombardo si è limitato a manifestare la sua soddisfazione per il bilancio dei primi sei mesi di governo. Ma mentre le due maggiori cariche istituzionali si sorridevano e brindavano a cospetto dei cronisti, gli uomini dei rispettivi schieramenti continuavano a scambiarsi punture di spillo, se non peggio. Il nuovo elemento di contrasto ha il nome di un disegno di legge salva-legislatura depositato da ben trenta deputati regionali del Pdl e dell’Udc (il partito di Pierferdinando Casini, per chi non lo ricordasse, nell’isola è parte importante del centrodestra). Si tratta in buona sostanza di una serie di norme antiribaltone. Prevedono, ad esempio, nel caso di “dimissioni, di rimozione, di sfiducia, di impedimento permanente o di morte del presidente”, che l’Assemblea regionale resti al suo posto e possa provvedere alla sostituzione del governatore. Una norma che, in vigore ai tempi di Totò Cuffaro, avrebbe evitato il ricorso alle urne.
Una piccola grande grana. Ha sortito l’effetto immediato di far risalire la tensione e rimettere gli alleati sul chi vive. A qualcuno (Lombardo fra gli altri) l’allusione alla possibile dipartita verso miglior vita del governatore è parsa addirittura malaugurante. Altri, così al magistrato assessore alla Sanità, Massimo Russo, è sembrata bisognosa di una caustica precisazione. “Mi permetto di suggerire”, ha detto l’ex togato, “di aggiungere nel testo dell’emendamento accanto alla parola morte, l’aggettivo naturale. In Sicilia non si sa mai. Solo così potremo mettere subito fine a scenari inquietanti che farebbero ripiombare questa terra nel passato più buio”. E subito dopo, forse resosi conto di aver esagerato, ha chiosato: “Forse è una battuta pesante, ma conosco il grado di difficoltà che il presidente Lombardo sta sopportando nel tentativo di varare riforme innovative”.
Altre precisazioni soft sono seguite. A partire da quelle di molti degli ispiratori del “provocatorio” disegno di legge anti cambio di maggioranza. In realtà, il nodo dei nodi resta la questione Sanità e i margini di mediazioni su tagli e gestione del settore fra il movimento del governatore e le altre formazioni dell’attuale maggioranza. Allo stato, è pressoché impossibile immaginare come si uscirà dall’empasse. Sotto la cenere e le profferte di buoni propositi, la tensione rimane alta. L’opposizione, a sua volta divisa fra aperturisti e duri e puri, continua a guardare con attenzione ai nervi scoperti del centro-destra. Antonello Cracolici, capogruppo all’Ars, a proposito della leggina anti ribaltone parla di “evidente minaccia politica” dove “una parte della maggioranza fa sapere a Lombardo di pensare già al suo successore”.