Tremonti a Bruxelles presenta il piano che fa ripartire i consumi

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Tremonti a Bruxelles presenta il piano che fa ripartire i consumi

09 Febbraio 2009

 

Il Governo italiano non poteva osare di più rispetto a quanto deciso venerdì in materia economica. Semplicemente perché nel farlo, nell’osare, avrebbe sconquassato i conti facendo lievitare il debito del Paese (che è il terzo del mondo). Sono proprio le dimensioni del debito pubblico a non consentire all’Italia interventi di sostegno pari a quelli di Francia e Germania, paesi il cui livello di indebitamento è circa la metà di quello italiano. Ecco perché oggi quando il ministro dell’economia Giulio Tremonti porterà il pacchetto anticrisi, insieme all’aggiornamento del Patto di stabilità, ai colleghi a Bruxelles, lo farà a testa alta.

Del resto, è soprattutto nel settore industriale – in particolare nel comparto auto e nel suo indotto – e in quello delle costruzioni che in Europa, dall’inizio dell’ultimo trimestre 2008 alla fine di gennaio 2009, si sono persi 130.000 posti di lavoro nel settore industriale. A scattare la fotografia dei due settori che nell’ultimo anno hanno fatto registrare un crollo della produzione pari a 150 miliardi di euro è un documento riservato della Commissione europea che molto probabilmente sarà all’esame dei ministri finanziari oggi e domani per le riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin.

La crisi morde e Tremonti prevede per quest’anno un deficit al 3,7% e un debito in crescita al 110,5%. L’impennata c’è, sono quasi otto punti in più rispetto all’ultima previsione, ma sarà inferiore rispetto a quella di molti altri Paesi – “se da qui al 2010 in termini assoluti il debito italiano salirà del 5,9%, quello belga salirà del 12%, quello spagnolo del 46,4% e quello irlandese del 175%”, ha detto il ministro dell’Economia. Difficile del resto, data l’ampiezza e la gravità della crisi, “azzeccare” le previsioni e giocare d’anticipo mettendosi al riparo. Meglio allora monitorare la crisi giorno per giorno e andare avanti cercando da una parte di tamponare e dall’altra di prevenire. E quello andato in onda sulla tivvù Italia venerdì, il terzo atto della lotta alla crisi come lo ha definito il Presidente del Consiglio Berlusconi, va proprio in questa direzione. Il piano da due miliardi di incentivi punta a frenare le emorragie in corso e iniettare nuova fiducia in maniera tale da sostenere l’industria e far ripartire i consumi, quindi la locomotiva Italia. Oppure, per dirla con le parole del Presidente del Consiglio, “dare una spinta ai consumi e al prodotto interno lordo fra lo 0,5% e un punto di Pil”.

Alla base della crisi che si sta inserendo – prepotentemente ma meno velocemente che in altri Paesi – nelle maglie del sistema economico italiano c’è appunto il crack della domanda e dei consumi. Del resto, le imprese possono produrre quanto vogliono ma se nessuno compra i magazzini finiscono per rimanere pieni di merce invenduta. Da queste colonne abbiamo più volte lanciato l’allarme circa le dannose conseguenze che avrebbe il blocco del circolo virtuoso produzione-consumi-investimenti, quindi delle ripercussioni che la riduzione della domanda di beni durevoli protratta nel tempo avrebbe sia sulle industrie, sia sui conti pubblici. Come sosteneva infatti Mario Deaglio sulla Stampa qualche giorno fa, la mancata produzione provocherebbe oltre alla disoccupazione di qualche centinaio di migliaia di lavoratori dell’industria anche una forte caduta delle entrate pubbliche a causa delle imposte non incassate, dei contributi sociali non versati e del forte aumento delle uscite dalla cassa integrazione guadagni. “Ne sarebbe sconvolto l’intero assetto della Finanziaria – si legge nell’editoriale di Deaglio – che si basa su un deficit pubblico tenuto sotto controllo, se pure con molta fatica e il Tesoro avrebbe molta difficoltà a trovare sui mercati finanziari internazionali le risorse aggiuntive per turare un ulteriore buco fiscale di grani proporzioni che non era prevedibile 3-4- mesi fa”.

In questi mesi il Governo ha approvato misure per garantire stabilità del sistema creditizio e continuità nell’erogazione del credito alle imprese e ai consumatori; ha pensato alle famiglie con misure straordinarie di sostegno al reddito; ha aiutato le imprese, con misure finalizzate ad alleggerire la crisi (come l’Iva alla cassa, giusto per citarne una). Ora, con gli incentivi per mobili, elettrodomestici e auto, l’Esecutivo è corso in soccorso delle imprese ma anche dei consumatori che negli ultimi mesi – complice la forte caduta dei prezzi delle materie prime (soprattutto quelle energetiche), la riduzione dell’inflazione, la diminuzione delle rate dei mutui a tasso variabile – avevano già vista alleviata la loro situazione. In molti sostengono che con i due miliardi stanziati venerdì è probabile che chi qualche mese fa aveva deciso di tenersi il vecchio frigorifero, la vecchia tv o la vecchia auto, ci possa ripensare. E in tempi di crisi, non è poco.