Tremonti tiene i conti in ordine ma ora faccia chiarezza sul “caso Milanese”
11 Luglio 2011
Che Giulio Tremonti abbia carattere, oltre a enormi conoscenze in campo economico e finanziario, nessuno lo ha mai messo in dubbio. È addirittura bipartisan – cosa rarissima in questa Italia politicante – l’opinione secondo cui senza un uomo della sua fermezza a capo del dicastero dell’Economia a quest’ora staremmo elemosinando denari in giro per l’Europa.
Insomma, la sua competenza, la sua freddezza, il suo esasperato decisionismo fino a questo momento hanno costituito un notevole asset per l’atipica impalcatura economica italiana. La battaglia del professore di Sondrio, finalizzata a garantire l’autonomia del sistema economico italiano, consentendoci per ora di essere ancora i maggiori responsabili del nostro futuro, si è sostanziata in un documento di manovra economica quadriennale contente una serie di misure decisamente drastiche. Nello specifico le scelte operate dal ministro possono essere – come ovvio – più o meno condivisibili, possono scatenare indignazione, rassegnazione, delusione, rabbia o sfiducia – e chi scrive ha provato un paio di queste sensazioni su alcuni punti della manovra.
Quello che però deve essere riconosciuto al terribile genio di Tremonti è che, in un’Italia dove l’immobilismo gattopardesco sembra ancora rappresentare l’asse portante del fare politica, se non altro ha compiuto un passo in avanti. E questo non è un aspetto da sottovalutare. In campo economico infatti oggi più che mai conta dimostrare ai mercati, agli altri stati sovrani, agli investitori istituzionali che il Paese si sta muovendo. Questo non vuole certamente dire muoversi tanto per muoversi. Ma non vuole nemmeno dire stare troppo fermi a ragionare. Il mondo si muove in una direzione completamente differente rispetto anche solo a dieci anni fa. Le economie cardine non sono più (solo) quelle occidentali e le spinte della globalizzazione costringono all’attuazione di politiche economiche sempre più rapide e flessibili. In un tale contesto è chiaro che un Paese noto per le tante parole e le poche decisioni si sarebbe trovato in difficoltà, principalmente per i preoccupanti indicatori debitori che abbiamo più volte avuto modo di affrontare. A togliere le castagne dal fuoco durante la crisi ci ha pensato "SuperGiulio", con scelte criticate in Italia ma unanimemente molto apprezzate all’estero. La Grecia affonda? La prossima sarà l’Italia, dicevano le solite civette. Il Portogallo viene declassato? La prossima settimana tocca a noi, hanno recitato tutti gli iettatori nostrani.
Il punto sta tutto qui, dal momento che – come in tutte le peggiori crisi – in questo periodo nessuno si cura troppo dei dati economici strutturali ma al contrario i mercati sono mossi da sensazioni, paure, euforie assolutamente contingenti ed estemporanee, dato tutto questo si capisce come la mossa di Tremonti di dare un segnale forte e chiaro all’Europa – in primis – di forte proattività sia stata una scelta ben ponderata e che senza dubbio darà i suoi frutti. Nella giornata di venerdì già il governatore uscente di Bankitalia Draghi ha espresso il suo placet sulla manovra, così come la Bce si è mostrata compiaciuta e fiduciosa per il futuro dell’Italia.
Posto che tutto quello che abbiamo provato a riassumere si riduce a un significativo – benché momentaneo – pollice alzato nei confronti dei conti italiani e del suo agguerrito cerbero, arriviamo alle note dolenti. Tutto sarebbe perfetto se Tremonti riuscisse a mettere da parte un po’ del suo smisurato orgoglio. Tutto sarebbe ideale se riuscissimo a convincerlo che sappiamo che lui è il migliore, che ci fidiamo di lui e che non è necessario che si comporti sempre come il primo della classe.
Senza negare l’evidenza, in questo particolare momento storico, il responsabile dell’Economia ha tra le mani il timone di un transatlantico che deve passare per uno strettissimo canale. Tanto per fare un esempio del suo attuale ascendente sul mondo economico-finanziario quando nella giornata di venerdì i mercati hanno mal interpretato voci di possibili dimissioni da parte del ministro la Borsa Italiana ha perso oltre il 3 per cento, con le banche al di sopra del 5. Questo è un segnale che dobbiamo tutti essere in grado di cogliere.
Tremonti è travolto da un potenziale scandalo. La vicenda Milanese potrebbe essere un brutto scivolone. Senza dubbio ha instillato in tutti il tarlo del sospetto. E ora non possiamo proprio permetterci di avere alla guida della nave un abile capitano sul cui conto girano strane voci. Tremonti chiarisca al più presto. Sia decisionista anche in questo caso. Prenda la racchetta in pugno e scaraventi le palline infuocate del sospetto e della malizia il più lontane possibile da lui e da noi. Più velocemente lo farà, più difficile per gli altri sarà affondare questo pazzo transatlantico Italia.