Tremonti vede la ripresa ma non molla la politica del rigore

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Tremonti vede la ripresa ma non molla la politica del rigore

24 Novembre 2009

Tutti pronti a salire sul treno della ripresa: nel 2010 il Pil italiano secondo il ministro Tremonti  potrebbe risalire all’1%. Il ritorno di un certo ottimismo è testimoniato anche dalle stime Ocse rese note ieri (in Europa è l’Italia a mostrare la performance migliore, con un +0,6% del Pil messo a segno nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti) e dall’indice di fiducia dei manager degli acquisti delle aziende nell’area euro, risalito in novembre al livello più alto da due anni.

Giulio Tremonti è ottimista ma allo stesso tempo risponde implicitamente a chi in queste settimane lo ha accusato di tenere troppo stretti i cordoni della borsa. “Faremo una riforma fiscale ma in una prospettiva lunga e nel rispetto dei vincoli di bilancio” e poi "Ricette magiche non ce ne sono, e sarebbe da irresponsabili prestare attenzione ai tanti dottor Stranamore”. Parlando all’assemblea degli industriali di Roma dice: “Può essere che chiudiamo il 2010 con un segno positivo del Pil, particolarmente positivo: 1% oppure di più di 1%”. Per il titolare di via XX Settembre la cosa importante è che si parte da un -6% perché se il 2010 chiuderà con un segno positivo significa che “si risale dopo aver perso il 6% in due anni” (nel 2008 il Pil è calato dell’1% e nel 2009 si ridurrà di circa il 5%).

Fisco, riforma a fine legislatura. “Faremo una riforma fiscale ma in una prospettiva lunga e nel rispetto dei vincoli di bilancio”, ha annunciato Tremonti, che ha precisato: “Ne ho iniziato a parlare con il presidente del Consiglio e continuerò a farlo. La faremo al termine della legislatura e sarà rivolta al lavoro e alla famiglia. Sono un uomo all’antica, preferisco discutere prima nel consiglio dei ministri e poi in Parlamento” ha detto il ministro, “la crisi non è un week end, non è un party ma è qualcosa di più complesso che tutti stiamo vivendo. Abbiamo fatto alcune cose fondamentali che sono come l’aria, te ne accorgi solo quando ti manca. Abbiamo garantito tutti i servizi essenziali, dalla scuola alla sicurezza” ha aggiunto il ministro replicando in qual modo, anche se non esplicitamente, alle polemiche sollevate all’interno della stessa maggioranza e in particolare dal ministro Brunetta domenica scorsa (“il ministro Tremonti eser­cita un potere di veto sulle iniziati­ve di tutti i ministri. Un blocco cie­co, cupo, conservatore”, aveva detto il ministro della PA).

Nessuna ricetta magica e nessun taglio alla sanità. Parlando della Finanziaria, Tremonti è stato chiaro. “Ricette magiche” non ce ne sono, e sarebbe “da irresponsabili prestare attenzione ai tanti dottor Stranamore”. “I tagli sono immaginati su due voci fondamentali, la prima delle quali è quella sui trasferimenti alle imprese: certo, se si immagina un trasferimento alle imprese per 13 miliardi ad uno verrebbe da dire: accidenti, perché non ci ho pensato prima io, era così facile?” ha spiegato il ministro secondo il quale “andando a vedere dietro quelle somme che cifrano 13, 11 e poi 10 miliardi nel triennio ci sono le Ferrovie, le Poste, i crediti alle imprese, il trasporto pubblico locale. Si tratta di una serie di voci, credo, difficilmente tagliabili”. Stesso discorso secondo il ministro vale per la sanità. Tagliarla è impossibile perché “costa meno, meglio della media europea, e mediamente ha un rendimento superiore. Davvero pensate che si può dire ad un lavoratore ti taglio l’Irpef ma ti taglio anche la sanità?”. Il riferimento è alle proposte di taglio alla spesa come quelle avanzate dal presidente della Commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri.

Province e Comuni: i costi. Nella finanziaria ci sarà "una norma molto forte sul numero degli assessori, dei consiglieri comunali e provinciali". Tremonti la definisce una "norma malthusiana": sarà un norma sui costi della politica. Ma frena sull’ipotesi che l’eliminazione delle Province possa comportare, come si dice, un risparmio di 8 miliardi di euro. "Il costo politico delle Province è di 200-300 milioni perché puoi eliminare le province ma non puoi eliminare le strade e le scuole" ha detto il ministro sottolineando che "in ogni caso ci sarà una norma molto forte", la stiamo studiando per ridurre i costi della politica negli Enti locali.