Trump in Italia: trionfo delle fake news e silenzio sulla Libia
25 Maggio 2017
di Carlo Mascio
Il vestito di pizzo nero di Melania, il sorriso “inopportuno” di Trump alla foto con Papa Francesco, la cena di Ivanka in una trattoria romana. Sembrerebbero più i temi tipici delle riviste di gossip piuttosto che quelli che si riservano alla visita di un Presidente degli Stati Uniti. Invece no. Sono proprio le notizie di “approfondimento” della visita del Presidente Trump in Italia riportate dai principali giornaloni italiani che ovviamente non hanno perso occasione per continuare l’opera già iniziata al tempo della campagna elettorale statunitense quando, facendo il tifo per la Clinton al pari di Renzi e Gentiloni, sbeffeggiavano il Don per delegittimarlo. Alla fine sappiamo com’è andata a finire. Trump ha vinto lasciando tutti di stucco, eppure la stragrande maggioranza dei media nostrani non ha abbandonato lo stile denigratorio quando si parla di Trump. Ma insistendo troppo nel voler colpire qualcuno, il più delle volte si rischia di montare casi che poi si rivelano delle fake news.
Un esempio? Il caso del rifiuto di Melania nel dare la mano al Don, a Tel Aviv prima e a Roma una volta atterrati a Fiumicino. Pur di spettegolare sulle ragioni recondite di quel gesto, si è arrivati a scomodare persino esperti del linguaggio del corpo al fine di decifrare i presunti messaggi in codice che la first lady voleva rivolgere al suo consorte. Peccato però che il caso – se così si può chiamare – si è smontato nel giro di poco. Basta vedere qualche foto o video di Donald e Melania in visita nella Basilica di San Pietro e nella Cappella Sistina per scoprire che i due, udite udite, erano mano nella mano. In pochi se ne sono accorti nell’immediato. Oppure hanno fatto finta di niente. Ma le immagini parlano chiaro. Così il circo mediatico a fine giornata è stato costretto a corregge il tiro gridando al “miracolo”.
Morale della favola? Pur di andare dietro a dettagli di colore più o meno funzionali alla strategia della delegittimazione, i media nostrani hanno perso di vista il significato effettivo della visita del Presidente Trump. Eppure di temi caldi che interessano l’Italia nell’ambito dei rapporti bilaterali con gli Usa ce ne sono eccome, come la situazione libica dove l’Italia, appiattita sulla illusoria strategia obamiana delle primavere arabe, ha svolto il ruolo di garante del “governo” Serraj. Situazione che, rispetto a qualche settimana fa, sembra registri alcuni cambiamenti: è notizia di ieri che il capo del comando Africom, il generale Usa Waldhauser, citato dal sito Military Times, ha dichiarato che gli Stati Uniti intendono sostenere una missione Ue per il controllo delle frontiere libiche. Ma nel contesto del generale raffreddamento delle relazioni transatlantiche determinatosi con la presidenza Trump, bisognerà valutare quale sarà il reale impegno americano nell’area.
In ogni caso, il silenzio di Renzi sulla questione è a dir poco imbarazzante. Proprio lui che era stato il primo a stracciarsi le vesti per chiedere una soluzione condivisa della crisi che si è aperta nel Mediterraneo. L’ex premier ha preferito mostrarsi in Toscana al fianco di Obama, ovvero proprio con chi della crisi libica, insieme a inglesi e francesi, è stato il primo responsabile. Insomma mentre i giornaloni si attardano sul Don e Melania mano nella mano, non è chiaro se l’Italia in Libia resta sola oppure no.