
Trump segua Reagan, con l’orso russo serve una strategia

23 Febbraio 2025
di Ilaria Rizzo
Nel confronto con Mosca, Kiev e l’Europa, la strategia di Donald Trump fino ad ora appare dettata dalla solita logica mercantile più che da una visione geopolitica di lungo periodo. L’esempio più evidente è la questione delle terre rare: il piano iniziale prevedeva che Kiev cedesse il 50% dei suoi centri di estrazione in cambio degli aiuti militari già ricevuti dagli americani. Un accordo dal sapore coloniale, ridiscusso solo dopo le resistenze mostrate da Zelensky. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, Michael Waltz, ha annunciato che la firma dell’accordo avverrà a breve, con un leggero ribilanciamento delle quote e la promessa di un impegno militare statunitense futuro.
Il problema è che subordinando gli obiettivi di politica internazionale alla logica mercantile, si relativizza il ruolo di avversari e alleati. Uno vale l’altro. Pur nella fase più dialogante della Guerra Fredda, quando Ronald Reagan comprese che la fermezza andava bilanciata con il dialogo con i sovietici, il presidente americano non ignorò mai le esigenze europee per stringere patti con l’URSS. Oggi, invece, la nuova amministrazione americana sembra pronta a sacrificare questi equilibri per un accordo con il Cremlino che, scrive Ambrose Evans-Pritchard, riecheggia sinistramente il patto Molotov-Ribbentrop.
Non solo. Il “patto del secolo” di Trump con Mosca potrebbe includere il ritiro delle forze USA dai Paesi baltici, lasciando l’Europa esposta a un’avanzata russa. Il bilancio militare polacco ha già raggiunto il 4,7% del PIL e la Lituania punta al 6%, temendo che Putin possa tentare di chiudere il Corridoio di SuwaÅ‚ki, cruciale per la NATO. Trump guarda a Putin e Xi Jinping come possibili interlocutori strategici, mentre in Europa cresce la sensazione di trovarsi davanti a un alleato trasformato in avversario.
La storia ci insegna che le mappe non si riscrivono con un colpo di penna, e che gli accordi improvvisati non reggono alla prova del tempo. Reagan lo sapeva. Trump, invece, sembra giocare una partita a breve termine, rischiando di mettere in crisi non solo la sicurezza europea, ma la stessa architettura transatlantica. L’abbraccio con il Cremlino potrebbe trasformarsi in una stretta mortale per la stabilità globale.