Tutte le liberalizzazioni da sbloccare per crescere a costo zero
10 Febbraio 2011
La nuova ventata liberalizzatrice proposta dal Governo costituisce una grande opportunità da non lasciarsi sfuggire. Misure volte ad accrescere la libertà di impresa e la libertà di contratto aumentano la produttività e il tasso di crescita del sistema. Hanno il pregio di non costare nulla all’erario, aiutano a contenere i prezzi, ampliano la libertà di scelta per i consumatori. Questi effetti sono particolarmente importanti per l’economia italiana, che necessita di riposizionare la propria struttura produttiva per fronteggiare le sfide provenienti dalle economie emergenti, che erodono le quote dei mercati tradizionalmente presidiati dalle nostre imprese. Occorre quindi consolidare i progressi conseguiti in diversi settori e avviare nuove iniziative per realizzare un mercato aperto e contendibile che favorisca la crescita e l’occupazione. Tre sono i settori chiave in cui si giocherà la partita delle liberalizzazioni nei prossimi mesi: l’energia, i trasporti ferroviari, i servizi alle imprese.
L’energia. Le modalità con cui sono state recepite nel nostro paese le direttive di liberalizzazione del mercato elettrico hanno creato un contesto tra i più concorrenziali in Europa. La capacità di generazione si è accresciuta e si è deconcentrata. Si sono sviluppati mercati efficienti a pronti e a termine e la proprietà della rete di trasmissione è stata separata dall’ex monopolista (ENEL). I risultati positivi sin qui conseguiti devono essere completati favorendo, tramite snellimenti delle procedure autorizzative, la realizzazione degli investimenti per rimuovere i “colli di bottiglia” della rete di trasmissione, che ancora determinano differenze di prezzo territoriali. Una importante responsabilità questa, che grava su Terna Spa, il gestore della rete. Nel comparto del gas invece la liberalizzazione procede più lentamente. Solo di recente la UE ha varato il terzo pacchetto di direttive che l’Italia si appresta a recepire. In questo settore una questione cruciale riguarda la separazione della rete di trasporto del Gas, ancora oggi controllata da ENI, tramite Snam Rete gas. Le direttive Comunitarie prevedono la separazione della proprietà, ma consentono anche la separazione funzionale. La separazione proprietaria è più efficace nel garantire condizioni concorrenziali, sia in termini di terzietà dell’accesso alla rete, sia in termini di adeguamento della capacità della rete, che si traducono in prezzi più bassi e più rapidi nell’aggiustarsi alle condizioni di mercato.
Gli evidenti benefici derivanti dalla completa separazione proprietaria della rete di trasmissione elettrica realizzata in Italia nel 2005 dovrebbe rassicurare i nostri governanti sulla efficacia di tale soluzione. Considerato che nel nostro paese il gas naturale costituisce la principale materia prima per la produzione di energia elettrica, un contesto più concorrenziale nella filiera avrebbe immediati effetti benefici sul prezzo finale dell’energia per imprese e famiglie.
Nei trasporti ferroviari l’Italia è all’avanguardia su molti aspetti della liberalizzazione, rispetto agli altri paesi europei. Nel nostro paese le barriere amministrative sono cadute con largo anticipo rispetto alle scadenze stabilite dalle direttive europee e oggi operano circa trenta imprese attive prevalentemente nel settore merci, ma, in misura crescente, anche nel trasporto passeggeri. Tuttavia, per completare il processo di liberalizzazione occorrono ancora alcuni adempimenti cruciali. Innanzitutto permane una zona grigia tra mercato e non-mercato, in cui si sovrappongono operatori cui è stato attribuito il compito di svolgere il servizio di pubblica utilità in cambio di un sussidio pubblico (Ferrovie dello Stato) e operatori che sono in concorrenza senza obblighi né sussidi. Il problema è particolarmente rilevante nel comparto dei percorsi a media e lunga percorrenza. Per evitare che i sussidi falsino la concorrenza e scoraggino i nuovi entranti occorrerebbe definire quanto prima l’ampiezza (quali tratte) e il contenuto (frequenze, fermate) del servizio pubblico. Un volta identificato il perimetro del servizio universale, occorrerebbe selezionare il soggetto a cui esso viene affidato con procedure di gara. In tale maniera si realizzerebbe una salutare concorrenza per il mercato, che consente di identificare i gestori più efficienti e minimizzare gli oneri del servizio a carico dello Stato. Purtroppo, ad oggi, la quasi totalità delle regioni italiane ha rinunciato ai benefici della procedura competitiva, affidando i contratti di servizio senza la gara.
Anche per i trasporti ferroviari si pone il problema di separare la rete dal gestore del servizio che corre sulla rete, per evitare discriminazioni e abusi. Come per il gas e l’elettricità la soluzione preferibile è quella di una effettiva separazione proprietaria, che dovrebbe riguardare non solo i binari, ma anche una serie di infrastrutture essenziali, quali, scali e depositi. Per gestire tutte queste delicate problematiche regolamentari e i successivi controlli sarebbe auspicabile che le attuali competenze, frammentate tra una molteplicità di uffici, amministrazioni e agenzie, siano raggruppate in un’unica entità indipendente e autonoma rispetto ai soggetti regolati.
I servizi alle imprese. Anche in questo comparto l’Italia si é già mossa sulla strada delle liberalizzazioni, ma il rischio attualmente è che il cammino intrapreso venga interrotto o addirittura invertito, sulla spinta delle reazioni corporative. Emblematici saranno i provvedimenti relativi alla liberalizzazione dei servizi postali che il Parlamento si appresta a varare in attuazione della Direttiva comunitaria in materia. Al riguardo occorre che si abbia il coraggio di predisporre un adeguato assetto regolatorio con un Ente Regolatore, effettivamente indipendente e autonomo, in grado di disciplinare il monopolista pubblico (Poste italiane) e i nuovi entranti. Inoltre, le disposizioni relative al servizio universale – il contenuto, la durata, le modalità di affidamento – dovranno essere improntate alle migliori prassi in grado di favorire una appropriata concorrenza.
Nei servizi professionali, segnatamente nella professione forense, occorre evitare che la riforma attualmente all’esame del Parlamento riproponga modalità operative e istituti lesivi della concorrenza, già ampiamente segnalati dalla stessa autorità Antitrust. Sullo stesso piano, provvedimenti relativi alla distribuzione farmaceutica rischiano di vanificare i risultati della liberalizzazione del settore, che ha determinato significativi benefici per i consumatori e per l’occupazione in seguito alla apertura di oltre tremila parafarmacie e cinquecento punti vendita nella media e grande distribuzione, dove i prezzi sono inferiori di circa il 25 per cento.
Molte delle iniziative sopraindicate potrebbero essere oggetto della Legge annuale per la concorrenza, uno strumento innovativo introdotto nel nostro ordinamento in questa legislatura, con grande lungimiranza del Governo e del Parlamento. Tuttavia, esso aspetta ancora la sua prima applicazione. Speriamo che le buone intenzioni non vadano sprecate.
(Tratto da Il Foglio)