Tutti i sorrisi e le intese (politiche) tra Mario Monti e Angela Merkel
14 Marzo 2012
Buona la terza. Dopo due tentativi falliti Angela Merkel e Mario Monti si sono incontrati a Roma. Prima l’indisponibilità improvvisa di Nicolas Sarkozy e poi le dimissioni del Presidente della Repubblica Christian Wullf avevano impedito ai presidenti del consiglio italiano e tedesco di incontrarsi. Ieri è invece andato tutto secondo i programmi ed ha partecipato anche Giorgio Napolitano. Al centro del vertice c’era ovviamente la crisi economica e le riforme avviate in Italia dal governo di Mario Monti. Angela Merkel ha benedetto le riforme italiane come, in realtà, aveva già fatto in passato durante il vertice a Berlino. È indubbio, d’altronde, che Mario Monti sia riuscito nell’opera di ridare maggiore credibilità all’Italia nel contesto europeo.
La Cancelliera Merkel ha ricordato che ogni Paese dell’Unione europea dovrà impegnarsi perché ci sono grandissime sfide davanti. Ci sono squilibri da superare e che dimostrano che non siamo ancora nel perfetto equilibrio. Abbiamo chiarito il rapporto con la Grecia, in quanto la stabilità di un membro dell’Unione Europea vale per la stabilità di tutti. Ma ora bisogna riconquistare la fiducia dei mercati. Angela Merkel ha poi aggiunto che l’Italia e la Germania collaborano costantemente ed a giugno, in un nuovo vertice, discuteranno ancora di crescita economica e della disoccupazione giovanile.
Monti e Merkel hanno parlato anche delle questioni di politica estera: del caso Siria e del programma nucleare. Argomenti sui quali Italia e Germania hanno intenti molto simili. La Cancelliera ha anche sottolineato la necessità di più Europa: dobbiamo rispondere alla domanda che ci fa il mondo. Come si è profilata questa crisi e come vogliamo venirne fuori? Le istituzioni europee devono essere rese più forti e in futuro dobbiamo cooperare di più su temi che riguardano l’innovazione. La Cancelliera ha anche ricordato il dato negativo dato dall’indice di natalità in Europa.
Mario Monti, da parte sua, ha reso noto, durante, la conferenza stampa finale, che esiste il comune interesse che i rispettivi parlamenti ratifichino il Fiscal Compact. Monti ha poi evidenziato come Germania e Italia abbiano deciso di cooperare strettamente su alcuni strumenti per la politica della crescita (in particolare servizi, mobilità del lavoro e innovazione) e vogliano tenere ferma la stabilità di bilancio e accentuare l’orientamento alla crescita.
La visita di Merkel a Roma è stata preceduta dalla pubblicazione sul ‘Corriere della Sera’ e sul quotidiano tedesco ‘Die Welt’ di un appello italo-tedesco sottoscritto da ventisette personalità tra cui Franco Frattini, Giuliano Amato e Ulrich Beck.
L’appello si propone di sostenere le politiche per la crescita sostenibile che dovranno essere adottate per accompagnare l’austerità e la disciplina di bilancio. In questo quadro – si legge nel testo dell’appello – dovranno essere rimosse le restrizioni e gli ostacoli per la libera circolazione e la concorrenza, rinunciando alla tentazione di forme di autodifesa protezionista. Al fine di superare la crisi di fiducia e per offrire ai cittadini dell’Unione una nuova prospettiva europea creando uno spazio pubblico di democrazia e di solidarietà fondato sul principio federale dell’interdipendenza, noi proponiamo:
– che i parlamenti tedesco ed italiano adottino una corsia preferenziale per ratificare nello stesso giorno e prima del Consiglio europeo del 28-29 giugno il cd “fiscal compact”, accompagnando la legge di ratifica con l’approvazione di una comune dichiarazione politica per un nuovo passo in avanti verso una forte Unione politica con un governo federale, ispirandosi ad Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Konrad Adenauer e Walter Hallstein e proponendo un metodo e un’agenda per realizzarla;
– che un’avanguardia di governi dei paesi membri dell’Unione europea sottoponga al prossimo Consiglio europeo una Dichiarazione di interdipendenza dell’Unione europea aprendo la strada ad un ampio dibattito sul futuro dell’Europa in vista della riforma del Trattato di Lisbona.
Al di là dei buoni propositi manifestati sia al vertice sia nell’appello, sembra che la strada per una seria riflessione sulle riforma delle istituzioni europee sia iniziata. Forse ci si sta rendendo conto che la strategia del solo rigore non sarà sufficiente ad uscire dalla crisi.