Un burocrate alla guida di Milano
01 Febbraio 2018
Quel burocrate alla testa della città che fu di Ambrogio. “Le città metropolitane sono il sinonimo dell’incompiuta, se non del fallimento” dice Beppe Sala a Giangiacomo Schiavi sul Corriere della Sera del 24 gennaio. Si cita, in queste righe, un’intervista organizzata in occasione dell’uscita del libro firmato dal sindaco meneghino “Milano e il secolo delle città”. Le parole “salesche” riflettono bene la cultura e il carattere di un bravo burocrate che non ha né un’idea di che cosa sia una riflessione politica seria né ha l’inventiva che per esempio imprenditori e veri manager portano quando si impegnano sulla scena pubblica. L’affermazione qui riportata avrebbe un senso se l’ex direttore del personale della Pirelli ci spiegasse che cosa ha fatto per far funzionare la città metropolitana milanese o che cosa ha proposto per riformare la pessima legge peraltro presentata dal suo schieramento di riferimento (si discute di un pasticciaccio confezionato in modo decisivo da Graziano Delrio). E così è da burocrate il suo lamentarsi per i procedimenti giudiziari in cui è incorso. La sua essenziale difesa è “me l’ha detto Raffaele Cantone di comportarmi così”, una difesa appunto da burocrate, con un sottotesto: “dalle parti della Madonnina, lo Stato era Edmondo Bruti Liberati non Alfredo Robledo”. Ecco, al proposito, la sua affermazione estrapolata dal libro: “Qual è lo Stato? Quello che mi invita ad andare avanti e approva il mio operato o quello che sei anni dopo propone una mia condanna per gli stessi fatti, già passati al vaglio dell’Anticorruzione?”. Però, poi, come avviene con gli orologi rotti che due volte al giorno segnano l’ora giusta, Schiavi riporta una ricostruzione “salesca” della vicenda Expo che mi sembra del tutto ragionevole. Matteo Renzi spaventato dai procedimenti giudiziari gli avrebbe detto: “C’è gia il sostituto pronto: Luca Cordero di Montezemolo”. E Sala avrebbe fatto notare: “ in Expo serve un lottatore da 13 ore di lavoro al giorno e Montezemolo durerebbe solo qualche settimana”. E così Renzi alla fine gli diede fiducia.
Trump sbaglia (talvolta gravemente) ma Zucconi delira. “Mezzo secolo dopo l’assassinio di Martin Luther King, mentre la Casa Bianca di Trump ne onora pubblicamente e sfacciatamente il sacrificio, la verità che affiora nelle oscene parole del presidente rivela come l’America che ha eletto quest’uomo è paralizzata nello stesso odio e nella stessa paura che costarono la vita al reverendo”. Così scrive Vittorio Zucconi sulla Repubblica del 13 gennaio. Trovo l’uso che Donald Trump fa di espressioni scurrili con un fondo razzista, assai disdicevole. Però dire di un’America che ha eletto per due mandati un presidente di colore, che ha visto prevalere qualche settimana fa un avvocato anti Ku Klux Klan addirittura in Alabama, dire che “questa” America sia tornata ai tempi di Martin Luther King spiega perché uomini poco raffinati nel linguaggio come l’attuale presidente degli Stati Uniti, siano così scarsamente attenti alle proprie parole. Deliri del tipo di quelli di Zucconi finiscono per coprire qualsiasi scemenza di risposta.
Ecco l’ideina macroniana su come fare l’Europa great again. “’Choose France’ è lo slogan che l’Eliseo ha deciso di dare all’incontro, con il chiaro obiettivo di ‘vendere il marchio Francia’ , come spiega un consigliere del presidente, e favorire nuovi investimenti stranieri”. Così Anais Ginori sulla Repubblica del 20 gennaio descrive il motto che Macron ha preparato per piazzare merci francesi: “C’est l’Europe, bête!”
Dell’oggettività, della dignità, del riequilibrio, delle eredità e dei dovuti riconoscimenti. “Oggettivamente, nella sua fase iniziale, il giornalismo italiano non ha riconosciuto la dovuta dignità del Movimento”. Così dice Emilio Carelli sul Corriere della Sera del 26 gennaio. Oggettivamente il mondo Mediaset da Umberto Cairo a Giorgio Gori fino a Emilio Carelli sta avendo il dovuto riconoscimento alla propria dignità. E non sarà quell’untorello di Tommaso Cerno presentato nella liste Pd e sacrificato per tentare di riappacificare CDB al Fondatore che riequilibrerà l’influenza repubblicona con quella berlusconoide.