Un conto è incendiare le praterie, un altro è costruire un orizzonte politico

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Un conto è incendiare le praterie, un altro è costruire un orizzonte politico

27 Settembre 2012

Lo sbandamento della nostra classe dirigente spinge larghi settori della società verso una protesta moralistica del tutto comprensibile ma ben poco costruttiva. Chiunque conosca la storia sa che cosa abbia prodotto nel ‘900 l’appello alla purezza di classe a cui inevitabilmente seguì quello ancora più devastante alla purezza del sangue. Certo, dalle nostre parti quelli con cui si fanno i conti sono poi dei Saint Just alle vongole.

Così il quotidianone con annessa proprietà che in fatto di lobbismo (soldi dati a chi fa “il mestiere” e soldi usati per fare spazio ai servizi degli “onesti”) dà lezioni ai Daccò di tutto il mondo. Ma pensiamo anche ai vari agitatori della purezza condizionati da un elemento che li delegittima alla radice. Una cosa è se sei un Robespierre, avvocaticchio di provincia dalla vita monacale, un’altra se hai una royalty su ogni testa che fai rotolare dalla ghigliottina. Se passando una notiziola che ti arriva dall’amichetto pm in un articolo, in un libro taglia-e-incolla, in una trasmissione televisiva, sul tuo blog, ti porti a casa non uno o due ma centinaia di migliaia di euro, è evidente che fin quando dura la tempesta potrai dare il tuo contributo a incendiare le praterie, ma non costruirai mai alcun orizzonte politico: impresa per cui serve sempre un minimo di verità, sia pure di quelle di tipo tragico del ‘900.

Se il campo resta in mano ai ghigliottinatori con copyright, sarà bene pensare al flagello che verrà dopo di loro, perché questi non possono durare.

Tratto da Tempi