Un decreto, non una cretinata

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Un decreto, non una cretinata

28 Giugno 2011

Ringalluzzita dall’elezione di De Magistris, entusiasta dell’assessorato a Narducci, ansiosa di porre veti e ostacoli ai termovalorizzatori la Procura di Napoli torna a farsi protagonista. Un po’ come quando, al fianco dei Sodano e dei Pe­coraro Scanio, aveva ispira­to la guerriglia a Bertolaso e ai suoi collaboratori. Ma soffermarsi ora su quanto l’inchiesta su Caldoro deb­ba ritenersi "atto dovuto" o, invece, sia "atto voluto" è un lusso che le condizioni della città non consentono.

Piuttosto c’è da introdur­re nel decreto-legge di cui si parla da più di due setti­mane una serie di norme a tempo (come si addice ai decreti-legge) davvero "spe­ciali". Le responsabilità di ciascuno dei soggetti pre­posti ai rifiuti e le conse­guenze da prevedersi per gli inadempienti esigono termini di sanzione più niti­di e più duri. Insomma, se è urgente e necessario for­zare il codice dell’ambien­te fino a far dichiarare "spe­ciali" i rifiuti di Napoli, alla Regione, al Comune, alla Provincia, non può più es­sere lecito vantare la propria impo­tenza come "sistema delle auto­nomie".

All’im­mondizia dei comuni della provin­cia di Napo­li la Regione, almeno per un breve periodo, deve assi­curare anche siti in altre province. La provincia di Napoli, se non riesce a far fronte alla norma regionale del 2007, effettivamente troppo rigida, deve accetta­re "poteri sostitutivi". I co­muni devono certo incenti­vare la raccolta differenzia­ta, ma non per questo pro­muovere crociate ideologi­che contro gli appalti e la costruzione di nuovi termo­valorizzatori.

Ma la vicenda ha pure un suo profilo nazionale ed a suo modo lo ha com­preso la Prestigiacomo. L’ostinazione nordista a chiudere gli occhi di fronte ad un caso così estremo di incapacità del nostro siste­ma delle autonomie territo­riali è insulsa. L’intransigenza leghista accreditereb­be fuori d’Italia soltanto l’immagine di un paese egoista, che usa Napoli per tener uniti i risentimenti del peggior "celodurismo" all’indomani di un deluden­te risultato elettorale.

Sui rifiuti anche in altre regioni si annunciano sta­gioni di "pre-emergenza" ed il collaborare alla solu­zione dei problemi comuni è sempre la miglior carta di credito per affermare la bontà del modello territo­riale che si vuole difende­re. La credibilità della Lega come partito di governo non può venir sacrificata a un’esigenza di bandiera: non fasi contaminare dai rifiuti altrui.

Da tempo a Brescia l’im­pianto di termovalorizza­zione locale smaltisce rifiu­ti che   provengono assai più da lontano che da Na­poli. Il che è testimonianza di come l’ambientalismo sia cosa troppo seria per ogni massimalismo. Quello dei magi­strati d’attacco, non meno di quello di certi elettori della Lega.

In consi­glio dei mi­nistri qual­che giorno fa Calderoli eb­be a parlare di "decreto truffa". Se voleva dire che a ogni territorio tocchi auto-disciplinarsi rispetto alle norme dello Stato naziona­le, i suoi argomenti erano rispettabili. Se voleva, inve­ce, abbandonare Napoli a una sorta di "fai da te", il suo linguaggio era identico a quello di De Magistris. A Berlusconi, che più volte in campagna elettorale aveva sottolineato la necessità di una legge speciale per Na­poli, un po’ come vollero Giolitti e Nitti più di un secolo fa, De Magistris ave­va sempre opposto l’intan­gibilità dei poteri e delle prerogative dell’ente loca­le: quasi a voler privare i napoletani dei loro diritti di italiani.

(Tratto da Il Tempo)