Un ministro lontano dalle ideologie può salvare la scuola italiana

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Un ministro lontano dalle ideologie può salvare la scuola italiana

11 Agosto 2008

Per giudicare l’operato di un Ministro ci vuole tempo. Se però il buongiorno si vede dal mattino, allora è proprio il caso di dire che il Ministro Gelmini ha incominciato bene. I provvedimenti che ha già preso per l’Università –penso allo sblocco dei cosiddetti Prin 2008 e alla decisione di bandire mille nuovi posti da ricercatore- vanno nella direzione giusta. Lo stesso dicasi per quelli che intende prendere riguardo alla revisione dei meccanismi di reclutamento dei professori: una lista di idonei a livello nazionale, dalla quale le Università potranno attingere secondo le loro esigenze.

Ma ciò che considero particolarmente significativo in questi primi tre mesi dal suo insediamento è la sobrietà e nel contempo la determinazione con le quali il Ministro Gelmini ha cercato di prendere confidenza con il suo gravoso ufficio. Senza tanti proclami e con una chiara consapevolezza delle enormi difficoltà che dovrà affrontare, il nuovo Ministro non manca di sottolineare la sua ferma volontà riformatrice, la volontà di tirar fuori la scuola, l’università e la ricerca scientifica dalle secche nelle quali sembrano essersi impantanate. E questo mi piace. Specialmente quando è accompagnato ad una sorta di estraneità rispetto agli eccessi ideologici di certa pedagogia che in questi  anni l’ha fatta da padrona.

Il ripristino del voto in condotta potrebbe avere da questo punto di vista un grande valore simbolico; lo considero come il segno di una consapevolezza nuova in ordine alla serietà dell’educazione. Lo stesso dicasi dell’attenzione nuova che sembra venga riservata ai contenuti educativi. Troppe chiacchiere in questi anni hanno distrutto la nostra scuola. Si stabiliscano con chiarezza una serie di contenuti disciplinari sui quali tutte le scuole d’Italia dovranno rendere conto e si lasci poi la libertà che si vuole, affinché ogni scuola arricchisca la propria offerta formativa come meglio crede. E’ su questo punto che potrebbe verificarsi a mio avviso una salutare conciliazione tra  “libertà scolastica” e necessità che certi standard educativi vengano garantiti allo stesso modo in tutto il Paese.

Non è pensabile, per fare un esempio, che in una scuola lombarda non si insegnino le tabelline, poiché viene preferita la fauna lacustre, o che in una scuola siciliana non si insegnino la grammatica e la sintassi, poiché si preferisce la storia dei pupi siciliani. Tabelline e grammatica, ma anche la geografia, la storia, la letteratura e altro ancora vanno insegnate ovunque, poiché si ritiene che costituiscano il nucleo di un sistema educativo che, pur libero e, si spera, più liberalizzato, intende rimanere “nazionale”, uguale per tutti. Coraggio Ministro Gelmini, ce la può fare.