Un Nobel per l’economia prezioso per politici e giornalisti

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Un Nobel per l’economia prezioso per politici e giornalisti

16 Ottobre 2007

Il
Premio Nobel per l’Economia verrà conferito a tre economisti americani, Leonard
Hurwicz (di origine russa e con 90 anni compiuti) della Università del
Minnesota, Roger B. Meyerson della Università di Chicago e Eric Maskin della
Università di Princeton. L’area di interesse comune dei loro studi è
l’allestimento di meccanismi tali da ridurre le asimmetrie informative che maggiormente
inficiano il funzionamento del mercato. Già nel 2001 l’Accademia delle Scienze
Svedese aveva conferito il Nobel a tre economisti (George Akerlof, Michael
Spence e Joseph Stiglitz) il cui lavoro di analisi è stato principalmente in
materia di economia dell’informazione.

Sfogliando
i servizi giornalistici pubblicati il 16 ottobre sul Nobel (anche su stampa
qualificata) si ha l’impressione che i tre “laureati” questo ottobre (ed i tre
“laureati” nel 2001) abbiamo elaborato teorie complicate, condite di molta
matematica avanzata ma prive di rilevanza pratica.

Quanto
di più errato! L’economia dell’informazione è la disciplina di cui maggiormente
si dovrebbero abbeverare i politici ed i giornalisti in quanto concerne il loro
lavoro, anzi la loro vita, di ogni giorno. Purtroppo, come sottolineiamo in
questo “orientamento quotidiano”, è poco studiata nelle università italiane
dove gli insegnamenti, specialmente quelli di politica economica, sono ancora
dominati dalla macro-economia di stampo neo-keynesiano.

Perché
politici e giornalisti (oltre a molte altre categorie) dovrebbero andare alla
fontana dell’economia dell’informazione per meglio plasmare i loro
comportamenti? E cosa si è fatto e si fa in Italia in materia?

In
primo luogo, l’economia dell’informazione analizza le imperfezioni di tutti i
mercati (da quello delle cipolle e dei fagiolini a quello dei voti in una
contesa elettorale) derivanti dalle “asimmetrie” informative. Un soggetto ha
più informazioni di un altro oppure uno stock di conoscenze differente da
quello di un altro: la stessa “news” (per utilizzare il gergo giornalistico)
viene percepita o compresa in modo differente. Sovente politiche e misure
economiche dirette a certi obiettivi ne raggiungo altri o perché il politico
fraintende il tecnico (e viceversa) oppure perché gli intenti del politico
(sovente mediati dalla stampa) vengono fraintesi da altri politici e
dall’opinione pubblica. Naturalmente, il fenomeno non riguarda soltanto o
prevalentemente i politici ma tutti i mercati: alcune delle prime analisi
empiriche riguardavano i mercati del lavoro e dell’istruzione e vennero fatte
dall’Institute of Development Studies dell’Università di Nairobi all’inizio
degli Anni 70 (vi fui associato a ragione dell’incarico che allora avevo in
Banca mondiale). Dato, però, che questo “orientamento quotidiano” è seguito
molto da politici e da giornalisti, si è fatta un’esemplificazione che riguarda
specialmente i mercati di loro pertinenza.

In effetti mentre già una ventina di anni fa
Enrico Saltari, ora all’Università di Roma La Sapienza, ha pubblicato una
pregevole (ma ormai introvabile in commercio) antologia di saggi di economia
dell’informazione (introducendola di fatto in Italia), gli studi empirici
effettuati nel nostro Paese riguardano specialmente gli effetti e gli impatti
dell’informazione giornalistica su alcune variabile economiche: quelli di
Tivegna e Chiofi studiano le news ed i tassi di cambio e quelli pubblicati
dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (si possono ottenere , al
costo delle spese postali, richiedendoli a [email protected])
analizzano l’informazione giornalistica in materia di previdenza e le sue
conseguenze sui flussi di pensionamento di anzianità e gli effetti delle news
sui prezzi nella delicata fase della transizione dalla lira all’euro.

L’approccio è strettamente quantitativo e impiega ovviamente alta matematica
applicata (costruendo per la bisogna appositi modelli econometrici).
Interessante la conclusione dello studio su informazione giornalistica ,
transizione all