Un “Piano d’Azione Coesione” per utilizzare meglio i fondi destinati al Sud
15 Dicembre 2011
È attorno all’idea di "equità" che ruota il Monti-pensiero per rilanciare il Sud, quella “equità territoriale che è concretamente rappresentata dall’operazione oggi avviata”. L’incontro tra le Regioni legate dal “Piano d’Azione Coesione” – Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna – e il Governo italiano ha dato i frutti sperati: seguendo la traccia segnata dal precedente esecutivo – come ha sottolineato il Ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca – da oggi ci sarà un “salto di qualità nell’uso dei fondi destinati al Mezzogiorno, sia per evitare di perdere fondi che per riqualificare”. La diffusione frammentaria del tesoretto destinato al Sud diventerà un lontano ricordo, in favore di una più proficua “progettazione strategica – ha continuato il Ministro – che non consideri più in modo segmentato le diverse risorse” ma che guardi dritta all’attuazione dei progetti, punto centrale per lo sviluppo del Sud e per il rilancio dell’economia italiana.
Il “Piano d’Azione Coesione” incide, in virtù dell’utilizzo dei fondi strutturali, su tre settori socioeconomici strategici per il futuro del Paese – scuola, trasporti e agenda digitale – e ha l’obiettivo di sostenere l’occupazione dei lavoratori svantaggiati, colpiti drasticamente dalla ferocia della crisi. Saranno utilizzati 3,1 miliardi di euro per il rilancio delle economie regionali: 1,5 miliardi saranno riservati a scuola, agenda digitale e occupazione; 1,6 miliardi, invece, destinati alla creazione di un fondo a favore degli investimenti su reti e nodi ferroviari.
Il presidente del Consiglio ha evidenziato come “questo piano d’azione non attribuisca nuovi fondi ma come si inizi ad usare meglio i fondi già assegnati”, celebrando cosi un cambio di marcia nella cultura italiana partendo proprio dal Sud, terra che non si è mai tirata indietro. Un’inversione di tendenza progettata a lungo e che oggi trova il suo definitivo compimento diventando una formidabile chance per l’Italia. Il rilancio del Mezzogiorno, infatti, potrebbe essere un ottimo e simbolico traino dell’economia italiana, concentratasi negli ultimi decenni sulle rive del Po. Il corretto e completo utilizzo delle risorse messe a disposizione del Sud è indispensabile per il rilancio dell’economia, certo, ma è anche essenziale per ridare speranza ai meridionali.
Quanto agli stretti vincoli presentati dal Governo ai presidenti di Regione, suonano come un divieto allo spreco, pratica troppo spesso esercitata da certi governatori meridionali. Nichi Vendola, alla guida della Puglia, considera positivamente “l’essere andati nel merito delle questioni” e non nasconde lo stupore per una “leale collaborazione” con un Governo “per me così politicamente lontano”: la Puglia beneficerà del patto e importanti infrastrutture diverranno realtà sia nel barese che sul Gargano, ammesso che dalla bella teoria si riesca passare alla fantastica pratica. Stefano Caldoro, governatore campano, lascia da parte i commenti sulla metodologia, molto cari al collega pugliese, e auspica che vi sia “un corretto bilanciamento tra formazione e lavoro” oltre ai tempestivi interventi proprio sulle “politiche attive del lavoro”. Migliorare la formazione significa ottimizzare stage, tirocini e apprendistato “ma anche operare affinché le loro madri e i loro padri non perdano il lavoro, e le risorse a riguardo vanno sicuramente aumentate”.
Quello compiuto oggi, insomma, è stato un primo ed importante passo verso il rilancio (o lancio?) dell’economia meridionale. Ma, senza lasciarsi trasportare dai soliti facili entusiasmi, bisognerà fare in modo che questo primo passo diventi la corsa alla quale tutti, al Sud, vogliono partecipare.