Un telefono azzurro per Renzi

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Un telefono azzurro per Renzi

24 Marzo 2017

Un telefono azzurro per Renzi. “L’unico interlocutore sono io. Hai il mio numero se mi vuoi parlare” Così Repubblica del 20 marzo riporta una frase di Matteo Renzi rivolta a Silvio Berlusconi invitandolo a cercarlo per concordare la riforma del sistema elettorale. Il noto politico di Rignano sembra quasi disperato che nessuno lo chiami più, ha perfino messo il numero del suo cellulare su internet per vedere se racimolava una telefonata. Per evitare di finire in questo stato avrebbe dovuto meditare su una famosa frase di Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo”.

Quei cinesi che salveranno il capitalismo. “Chinese partecipants told me privately that they had once looked to the Usa s the successful model of capitalism, democracy and economic opening. The global financial crisis, the election of mr. Trump and Us protectionism have devasted its prestige in all three aspects” così scrive Martin Wolf sul Financial Times del 21 marzo. Wolf (che nella citazione spiega come suoi interlocutori dell’establishment cinese abbiano abbandonato il “modello americano” anche a causa dell’elezione di Trump) è uno dei commentatori di maggior cultura e intelligenza del quotidiano della City, pare però soffrire di quello spaesamento che colpiva tanti inglesi quando l’impero andò in crisi e l’Europa allo sbando. Allora tante delle menti più brillanti a Cambridge per esempio, a iniziare da Kim Philby,  si rivolsero all’Unione sovietica per salvare l’umanità. Scelta impegnativa quanto quella che propone oggi Wolf cioè sperare che il comitato centrale del Partito comunista cinese salvi il capitalismo.

Oltre che diverse velocità, anche diverse storie. “Non significa che non si debba parlare con Mosca ma dobbiamo capire che oggi, ancor più che nel passato, abbiamo bisogno di Europa” dice Emmanuelle Macron alla Repubblica del 25 marzo. E’ possibile, anzi è probabile che oggi sia utile mantenere quel che resta dell’Unione burocratica europea, però è con molto rimpianto che ricordiamo un altro francese, Charles de Gaulle, che sapeva bene come l’Europa veramente preziosa per il mondo  – al di là delle pur funzionali istituzioni comunitarie- sia quella che va dall’Atlantico agli Urali.

Pragmatismo utile, pragmatismo cieco. “Pronto per il dialogo in diretta con Beppe Grillo” così dice Pier Luigi Bersani al Corriere della Sera del 22 marzo. Il noto politico di Bettola da una parte si rivela una persona di buon senso quando non demonizza il grillismo, non dice sciocchezze sui nuovi neofascisti, sul dottor Gribbels eccetera, anzi fa notare come assorbendo una protesta alla sbando i Cinque stelle abbiano evitato derive violente (quelle appunto nazifasciste). D’altra parte dicendo di voler dialogare con i grillini per evitare che si riformi un’alternativa di destra, persegue nel tragico errore dei postcomunisti (in parte seguito anche da Matteo Renzi): cercare di imbalsamare la politica italiana, impedendo  vere scelte dell’elettorato. L’Europa drogata dal consociativismo made in Germany   ha logorato le istituzioni della sovranità popolare che riprenderanno vita solo quando ci saranno vere alternanze tra destra e sinistra. In questa ottica i grillini magari mettono in stand by un sistema attenuando le esasperazioni ma nella prospettiva vanno superati ( e dunque nell’immediato, pur senza demonizzarli, fermamente contrastati).