Una risposta ad Ainis sui diritti e sulle questioni di buonsenso
15 Gennaio 2014
La questione dei diritti è una questione di buonsenso, scrive Ainis sul Corriere. Siamo d’accordo, anche se in parte si tratta di domande che toccano il senso della condizione umana, cioè di questioni antropologiche. Ma limitiamoci al buonsenso, che si misura sull’esperienza comune e sui dati; ragionando su questi, molte delle conclusioni che il professor Ainis dà per scontate, lo sono assai meno di quanto appaia. Per esempio, la procreazione assistita.
Circa 10.000 coppie vanno all’estero a fare quello che da noi è vietato, come la fecondazione eterologa, afferma Ainis per dimostrare che la legge 40 è obsoleta e sbagliata. Ma utilizzare gameti di persone estranee alla coppia comporta inevitabilmente l’esistenza di un mercato del corpo, e lo sfruttamento di giovani (talvolta giovanissime) donne povere, costrette dal bisogno a vendere i propri ovociti, sottoponendosi a trattamenti pesanti e rischiosi, o a “affittare” il proprio utero, riducendosi a contenitori a disposizione di coppie abbienti. Parlare di “donazione” vuol dire negare o ignorare la realtà, e basta una breve esplorazione nella rete per conoscere prezzi e condizioni del mercato.
Possiamo parlare davvero, in questo contesto, di un diritto? Inoltre, non è certo il fatto che le persone vadano all’estero a dimostrare che la legge è sbagliata: i grandi flussi del cosiddetto turismo procreativo si dirigono in genere verso i paesi con minori tutele, e in cui i trattamenti sono meno costosi. Il traffico più intenso e consistente è quello dall’America all’India, eppure negli Usa la fecondazione eterologa, la vendita di gameti, l’utero in affitto, e persino la compravendita di embrioni, sono pratiche legittime; in India, però, si possono ottenere con minore spesa e senza tutele contrattuali per le donne che cedono i propri ovociti o si prestano alla cosiddetta “maternità surrogata”.
Per molti dei temi citati da Ainis si potrebbero mettere in campo ragioni di semplice buonsenso che portano a conclusioni opposte a quelle del professore. Ma vorrei muovere un’obiezione più generale. Il governo Letta è sostenuto da una maggioranza anomala, resa necessaria dalle urgenze sociali ed economiche prodotte dalla crisi. Non è il caso di inserire nei tempi limitati che si è dato anche obiettivi su cui le forze che lo compongono hanno posizioni difficilmente compatibili.
E’ già abbastanza complicato trovare una linea comune su problemi urgenti come il lavoro ola riforma elettorale: non apriamo altri fronti proponendo temi (come le unioni civili o il testamento biologico) su cui nemmeno maggioranze di governo assai più omogenee sono riuscite a trovare una sintesi. Anche questa, mi pare, è una questione di buonsenso.