Una scuola libera, la riforma che volevamo

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Una scuola libera, la riforma che volevamo

20 Maggio 2015

L’Aula della Camera ha dato il via libera al disegno di legge di riforma della scuola e il provvedimento passa ora in seconda lettura all’esame del Senato. Autonomia scolastica, libertà di scelta educativa, merito, responsabilità, sono solo alcuni dei punti cardine di una riforma che segna una rivoluzione culturale, che porta l’impronta della nostra impostazione politica, delle scelte e delle battaglie che in questi anni ci hanno visto in prima linea. Ecco perché oggi Area Popolare può dirsi soddisfatta: questa è infatti la nostra riforma, quella che volevamo.

Lo ha ben chiarito Angelino Alfano, in un commento a caldo subito dopo l’ok di Montecitorio, richiamando le ragioni della nostra presenza al governo in opposizione al conservatorismo della sinistra e del sindacato. Lo hanno rivendicato i nostri parlamentari, consapevoli di aver scritto una pagina di buona politica. E se un piccolo rammarico c’è, esso è dovuto al fatto che probabilmente avremmo potuto presentarla e spiegarla meglio questa riforma. Saremmo di certo riusciti a mettere il silenziatore ai tanti slogan demagogici, alle parole al vento, alle polemiche false e strumentali.

Ma oggi alla Camera ci ha pensato comunque Ferdinando Adornato, nella dichiarazione di voto a nome del gruppo di Area Popolare, a dare fiato alle ragioni di un provvedimento che segna una cesura netta rispetto ad un passato in cui l’Italia "non ha saputo risolvere l’equazione scuola di massa uguale scuola di qualità". Perché questo è il punto: ci vuole una rivoluzione della qualità. Contro che cosa? Contro "l’immobilismo militante imperante da decenni nel sindacato della scuola, nella sinistra ideologica, nella politica inconcludente". E se la scuola non ha qualità, "è il futuro dell’Italia a non avere qualità".

E dunque si torna ai concetti chiave attraverso i quali spiegare il provvedimento appena varato: responsabilità e competizione. La responsabilità vuol dire "merito, valore, talento, valutazione, la capacità di assumersi le responsabilità con nome e cognome". E chi critica il presunto preside-dittatore "non ha fiducia negli insegnanti italiani che non hanno paura di mettersi in gioco". Poi la competizione, perché la legge contribuisce a mettere in moto "una gara per il sapere e per l’eccellenza" tra scuole statali e paritarie, e chi ne trarrà vantaggio sarà di certo il futuro dei ragazzi e delle ragazze italiani.

Una riforma dunque, ha detto ancora Adornato, "che si apre a un impianto liberale e non si capisce perché non sia stata votata da Forza Italia".

Già, Forza Italia. Proprio ieri Elena Centemero, Responsabile scuola e università del partito berlusconiano, affidava al Foglio alcune riflessioni per esprimere apprezzamento nei confronti di una riforma "liberale" che "si rifà a molti dei nostri interventi". E dunque auspicava che proprio quello scolastico divenisse "il terreno su cui riprendere un dialogo tra forze di maggioranza e un’opposizione responsabile per il bene dell’Italia". E infatti il partito azzurro oggi ha votato contro un provvedimento fino a ieri difeso dalla sua responsabile tematica. La Centemero in Aula non si è vista. Scomparsa lei, scomparsa Forza Italia. Restano quelle due colonne sul Foglio di ieri, martedì 19 maggio 2015. A futura memoria.