Usa, le responsabilità di Obama dietro la morte dello studente prigioniero dei rossi di Pyongyang

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Usa, le responsabilità di Obama dietro la morte dello studente prigioniero dei rossi di Pyongyang

21 Giugno 2017

E’ morto lunedì scorso al Medical Center dell’Università di Cincinnati, in Ohio, lo studente statunitense Otto Warmbier tornato a casa in stato di coma il 13 giugno dopo un anno e mezzo di detenzione in Corea del Nord. E’ il triste epilogo di un giallo internazionale che inizia il 2 gennaio 2016 quando il ventiduenne americano, studente di Economia e commercio alla University of Virginia, viene arrestato all’aeroporto di Pyongyang, al termine di un viaggio di cinque giorni cominciato in Cina, con l’accusa di aver rubato un poster del leader Kim Jong-Un appeso su un muro dell’albergo in cui alloggiava. Costretto a una confessione pubblica per spiegare, tra le lacrime, che era stato indotto dal governo americano a quell’atto di provocazione nei confronti del regime nordcoreano, il giovane viene condannato a 15 anni di lavori forzati.

A nulla valgono le trattative diplomatiche dell’amministrazione di Barack Obama di riportare a casa il ragazzo. Intanto si diffonde la notizia che Otto è entrato in coma subito dopo il processo, ma non è chiaro cosa sia realmente successo. Le autorità di Pyongyang riferiscono che a provocare la perdita di coscienza sia stato un sonnifero che gli era stato somministrato dopo un attacco di botulismo, malattia rara e molto grave causata da cibo contaminato o da ferite sporche, ma gli accertamenti effettuati dal personale al medico statunitense dopo il rientro rilevano un grave danno cerebrale compatibile con un arresto respiratorio.

Otto è stato rilasciato “per ragioni umanitarie” dopo oltre 17 mesi di prigione. E’ difficile che la verità su quello che è realmente accaduto venga fuori. La famiglia, che ha negato l’autorizzazione all’autopsia, ha lamentato “terribili torture per mano dei nordcoreani” ma sembra che il corpo del giovane non riportasse alcun segno di fratture, magari legate a percosse.

Il “caso Warmbier” acuisce le tensioni tra Washington e Pyongyang , già fortissime a causa del programma nucleare di Kim Jong-Un. Il presidente Donald Trump ha commentato la vicenda denunciando che  “cose brutte” accadono in Corea del Nord, un regime “brutale”, ma “almeno è morto a casa dai suoi genitori”. I Warmbier, contatti telefonicamente sia da Donald Trump sia dal segretario di Stato Rex Tillerson, non risparmiano una velata critica alla precedente amministrazione Obama che li aveva consigliati di tenere un basso profilo nella vicenda.