“Valutazione ambientale”, sul nucleare la politica deve far posto al mercato

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Valutazione ambientale”, sul nucleare la politica deve far posto al mercato

24 Maggio 2010

Con la riforma del codice ambiente e l’aggravamento del procedimento di valutazione ambientale strategica, si fa in salita la strada verso l’approvazione della strategia energetica nucleare. Anche senza contare le novità della riforma in atto, sarebbero già molteplici le ragioni che fanno dubitare dell’opportunità e della necessità di un documento programmatorio del Governo per disegnare il futuro del nucleare.

In primo luogo, il timore che si traduca in uno strumento dirigista che consegni nuovamente alla politica la gestione di un settore da poco apertosi davvero al mercato e che per crescere ha bisogno di un clima competitivo e di una spinta all’innovazione che solo la libertà privata può garantire. In secondo luogo, va sottolineata la difficoltà che il decisore pubblico incontra nel voler abbracciare con strumenti pianificatori un orizzonte temporale estremamente lungo sulla base di informazioni scarse. Infine, vanno ricordati i ritardi nel concreto svolgersi dell’iniziativa privata che conseguono al lento procedere della decisione politica.

Il decreto legislativo 31/10 prevede che entro il 23 giugno il Governo predisponga un primo schema di strategia nucleare, individuando gli obiettivi di potenza da installare e i benefici in termini di sicurezza dell’approvvigionamento di energia e di minor inquinamento atmosferico da raggiungere con la riapertura del capitolo nucleare. Tutti interrogativi che dovrebbero esser rivolti in prima battuta al mercato, ma che, invece, verranno trattati in via anticipata dalla politica. Il sottosegretario all’energia Stefano Saglia ha fatto sapere che l’elaborazione della strategia slitterà ad autunno, ma, come dicevamo, ci sono buoni motivi per pensare che il cammino sarà ancor più irto e difficoltoso.

Infatti, è in atto una correzione del cosiddetto codice ambiente che modifica radicalmente e aggrava la disciplina della valutazione ambientale strategica (VAS), cui sarà sottoposto il programma nucleare del Governo. La VAS è un procedimento di competenza del Ministero dell’ambiente della durata di 8 mesi, se vengono rispettati i termini di legge, e comprensivo di una fase di consultazione pubblica nell’ambito della quale chiunque vi abbia interesse può presentare proprie osservazioni. Si conclude con l’espressione di un parere che, se la riforma va in porto, diverrà vincolante per la definizione ultima del piano.

La normativa vigente prevede che le valutazioni contenute nel parere trovino un bilanciamento con le altre esigenze di cui il programma deve tener conto. L’equilibrio tra poteri riflette le scelte del legislatore comunitario, che ha inteso inserire le considerazioni ambientali nell’iter decisionale delle politiche pubbliche, aprendo un momento di confronto tra l’autorità competente all’adozione del piano, l’amministrazione preposta alla tutela dell’ambiente e la società civile. Lo schema di decreto legislativo di riforma del codice ambiente, che dovrà esser approvato entro il 30 giugno, stravolge questo sistema di contrappesi e consegna, invece, al dicastero ora retto da Stefania Prestigiacomo il diritto di dire l’ultima parola sull’elaborazione della strategia nucleare del Governo.

La nuova definizione di valutazione di impatto ambientale include, infatti, la “definizione del piano programma”. Qualora l’autorità che adotta il piano, nel caso della strategia nucleare il governo su proposta del Ministro dello sviluppo economico, non si piegasse alle condizioni poste e adottasse un programma anche solo parzialmente difforme dal parere espresso dal Ministero dell’ambiente, chiunque abbia presentato proprie osservazioni durante la fase di consultazione pubblica potrebbe un giorno impugnare l’atto di approvazione della strategia nucleare.

Se oggi si lamenta la frequente violazione dei termini di conclusione del procedimento di valutazione ambientale strategica, le novità contenute nella riforma del codice ambiente provocano allarme per l’invadenza con cui l’organo tecnico di valutazione ambientale, la commissione VIA-VAS, interverrà a gamba tesa nel processo decisionale che dovrebbe competere in primo luogo al Ministero dello sviluppo economico, di fatto spodestato delle sue prerogative.

Se la commissione VAS rappresenta un organo tecnico capace di misurare gli effetti sull’ambiente di un piano energetico, è difficile credere sia altrettanto abile nel definire le linee di una strategia di sviluppo del settore. Se il testo dello schema di decreto verrà approvato senza modifiche, le politiche energetiche saranno affidate al Ministero dell’ambiente, mentre gli obiettivi di efficienza, sviluppo, economicità, sicurezza di sistema elettrico saranno necessariamente sottovalutati, o comunque affidati ad un’amministrazione non competente in materia.

Le ripercussioni sulla futura politica energetica del Governo sono evidenti. Se le commissioni parlamentari che nelle prossime settimane esamineranno lo schema di decreto legislativo e il Governo non provvederanno a correggere l’attuale formulazione del decreto, il baricentro della politica energetica si sposterà dal Ministero dello sviluppo economico a quello dell’ambiente. Il rischio è quello di assistere, dopo lunghi mesi di attesa, alla definizione di una strategia nucleare impossibile, che non terrà conto delle esigenze di sviluppo del settore, di sicurezza del sistema elettrico e che pertanto non sarà seguita dagli operatori privati, necessari protagonisti del ritorno all’atomo.