Vauro e la sua vignetta che puzza di razzismo
14 Maggio 2007
di Milton
Si sente un odore disgustante che emana da quel foglio bianco sporco di inchiostro. La vignetta di Vauro pubblicata dal Manifesto, in occasione del Family Day, è intrisa di fetore razzista, odio sociale, cattiveria, integralismo, insofferenza, abitudine ad eleminare – non importa in che modo – chi non la pensa come loro.
Ma chi sono costoro? Sono quelli che beatificavano Pol Pot e i suoi crimini contro l’umanità, Mao e e i milioni di cinesi morti sotto i colpi del libretto rosso. Il paradiso del socialismo reale ed i viaggi a Mosca, mentre i dissidenti crepavano nei gulag ed i cattolici morivano sui sagrati delle chiese.
Sono ancora quelli che in Italia hanno sempre giustificato i compagni che sbagliano, il sangue in nome del proletariato, del quale se ne sono poi sempre puntualmente fregati. Sono quelli che danno spazio alla feccia – per usare un’espressione di Sarkozy – che spacca le vetrine, incendia le auto e inneggia ai compagni terroristi, ingiustamente rinchiusi in carcere. Sono quelli che hanno sempre sbagliato, senza mai prendersene le responsabilità.
Per non parlare poi, del satiro in questione. Santone para-missionario, che prima di partire per le zone di guerra informa l’opinione pubblica, ospitato da TV e giornali con la stessa frequenza di Platinette. Lui e suoi amici presunti fiancheggiatori dei Talebani, pensano che l’apertura di ospedali in zone di guerra possa consentire loro di dire ciò che vogliono, sempre e comunque i detentori del giusto e del bene.
Ci sono migliaia e migliaia di preti cattolici nel mondo, sì proprio quei preti umiliati dalla vignetta, caro Vauro, che ogni giorno costruiscono ospedali, accudiscono poveri, attivano scuole, sfamano popolazioni, senza fare conferenze in giro per il mondo, senza fare la morale a nessuno, in silenzio, con passione, con amore, sacrificando le proprie esistenze, a volte pagando con la vita.
Satireggi pure, caro Vauro, ma l’orgoglio cristiano è tornato, la piazza del Family Day è lì a dimostrarlo. Per quanto riguarda il coraggio è sempre lo stesso, e quello con cui migliaia di donne e uomini, tra i quali tanti preti, sono morti ancora nel 2006, solo perché cristiani.