Veltroni prima propone una task force e poi scende in piazza contro il governo
09 Ottobre 2008
Pierluigi Bersani ha deciso di superare il confine tra la politica e il teatro dell’arte, quello delle maschere. In una incredibile intervista sul Corriere infatti, propone allo stesso tempo una task force con il governo per superare la crisi più devastante di tutti i tempi… e una manifestazione di tre milioni di persone contro lo stesso governo con cui vuol fare la task force! Gli fa eco Veltroni che da Floris, poche ore prima –senza rendersi conto neanche lui di perdere ogni traccia di serietà- ha fatto la stessa proposta.
Solo il povero Marco Follini, con l’aria di uno che si chiede chi mai gliel’ha fatta fare a scegliersi una così brutta compagnia, prova a spiegare –qualche pagina più in là, sempre sul Corriere- che le due cose non si tengono e che sarebbe bene sospendere l’appuntamento in piazza del 25 ottobre.
Proposta ovvia, proposta saggia, solo che potrebbe essere presa in considerazione solo da chi avesse capito che il mondo sta colando a picco. Ma né Bersani, né Veltroni –come tutto il gruppo dirigente del Pd, D’Alema escluso- hanno la minima comprensione di tutto questo: vivono in un mondo autoreferenziale, hanno ego ipertrofici (senza alcuna ragione, peraltro), non hanno nessun rapporto con la realtà, tant’è che la piattaforma della loro manifestazione è esattamente quella del 25 aprile del 1994, sempre contro il pericolo berlusconiano.
La cosa ancora più grave di questa replica di “scene che non vorremmo mai vedere nei nostri stadi”, è infatti la assoluta incapacità di Bersani, come di Veltroni, come di tutti gli altri dirigenti del Pd –a netta eccezione di D’Alema e dei suoi fedeli- di comprendere –ed è passato un mese!- che il mondo non è più quello di prima, che la crisi economica è epocale. Leggere e sentire Bersani, che pure passa per una delle “teste economiche più lucide del Pd- in questi giorni, fa allibire. Dice cose senza senso sulle responsabilità della destra e personali di Tremonti, è incapace di abbozzare anche solo alla lontana un’analisi di quanto è accaduto. Gli interessa –come a Veltroni- solo la propaganda al livello più basso possibile, usando categorie da avanspettacolo.
Quanto alle soluzioni, neanche a parlarne. Aria fritta, rilancio di proposte bocciate la settimana scorsa (il fondo europeo difeso strenuamente da Berlusconi e Sarkozy).
Il nulla, il nulla assoluto.
Per di più, con una prova di poca cultura di politica economica, che fa spavento. Sui “derivati”, Bersani sa solo dire, mentendo, che sono quella cosa che Tremonti voleva introdurre nel 2003. Null’altro. Veltroni gli fa eco e accusa la “destra”. Senza spiegarsi, senza capire le sue stesse parole.
Non un abbozzo di analisi sul tormentato percorso che ha portato alla crisi di oggi, che vede la responsabilità iniziale nella “sinistra”, on nella “destra”, perché le licenze al mondo bancario e borsistico e lanciarsi nella avventura dei “derivati” e degli “hedge funds”, le hanno date Bill Clinton e Bob Rubin (ministro del Tesoro Usa), nel 1995 e nel 2000 con la benedizione di Alan Greenspan (nominato da Clinton), senza prevedere nessuna forma di controllo suppletivo.
Ma qui è il punto, qui è la castroneria detta da un Bersani ormai impresentabile: il difetto non sta negli strumenti finanziari nuovi, ma nella mancanza di forme stringenti ed efficaci di loro controllo che dovevano essere contestualmente approvate da Clinton Rubin e Greenspan. Colpa originaria della “sinistra” dunque, che –va detto con onestà- non diminuisce affatto le responsabilità della “destra”, perché G. W. Bush doveva assolutamente prendere atto ormai da due anni, quantomeno, della deriva ormai presa dalla bolla finanziaria e prendere provvedimenti, invece nulla ha fatto.
Ma è inutile chiedere a Bersani o a Veltroni di dedicarsi a una ricerca seria e sull’accaduto e sulle scelte che vanno prese.
A loro interessa solo la navigazione a vista, sono prigionieri dell’effetto annuncio –come tutti quelli del governo prodi, firmati da Bersani- della boutade, della deriva piazzaiola che gratifica il loro super ego, perché davanti a quei milioni di persone, sul palco, il 25 ottobre, ci saranno proprio loro e avranno il loro inutile momento di gloria.
Poi… il vuoto