
Veltroni si iscrive alla lobby anti-Ogm di Capanna

04 Ottobre 2007
Come
è noto, Veltroni non firmò il referendum sulla legge elettorale, sebbene lo
condividesse (o così diceva). Ed era un vero referendum. Ora ha firmato il
referendum finto di Capanna contro gli Ogm (obiettivo: tre milioni di “voti
firmati” entro metà novembre). A meno di non supporre che Veltroni firmi solo i
referendum che non condivide (del resto, ha anche detto di essersi iscritto al
Pci senza essere mai stato comunista), bisogna concludere che il candidato leader del Pd ha iscritto se stesso
e il nascituro partito alla coalizione dell’Ogm free.
Per
evocare il gergo del vecchio Pci berlingueriano, si potrebbe dire che la
coalizione anti-Ogm è insieme rivoluzionaria e conservatrice: “rivoluzionaria”
nel senso che recupera un polverosissimo armamentario di analisi anti-sistema e
anti-mercato, che fa dell’ambientalismo una continuazione del comunismo con
altri mezzi; “conservatrice”, nel senso che serve a difendere, in maniera
disperata e storicamente perdente, un’agricoltura che dal mercato e
dall’innovazione tecnologica si sente minacciata dal punto di vista industriale
e commerciale. Per la prima volta nella storia, si pensa di valorizzare l’attività
agricola resistendo all’innovazione e disinvestendo in ricerca tecnologica.
La
coalizione anti-Ogm è quanto mai vasta: va dalla Coldiretti alle Acli, dalla
Lega Coop al WWF. Ha al proprio interno, per quella strana inversione di ruoli
che a volte si verifica nella politica italiana, una sinistra (Capanna, Petrini)
che difende posizioni di destra (la tradizione nazionale, il mito della terra e
della natura e l’autarchia alimentare) ed una destra (in primis, le
organizzazioni dei produttori agricoli) che agita argomenti di sinistra (contro
la concorrenza selvaggia delle grandi compagnie straniere, l’ipermercificazione
delle produzioni agricole, la brevettabilità della “vita vegetale”…).
E’
indubbio che in questo caravanserraglio di insurrezionalisti invecchiati e di
produttori impauriti, Veltroni si trovi a proprio agio, visto che così può
esaltare al meglio il suo volto ecumenico e rassicurante. Al contrario, non c’è
invece nulla di rassicurante nel fatto che questa coalizione anti-Ogm detti
legge alla politica e trovi a destra come a sinistra acritici e interessati trombettieri.
Una
classe politica seria tratterebbe questa coalizione per quello che
concretamente è: una enorme lobby, che opera mossa da preoccupazioni e
interessi di carattere sostanzialmente protezionistico, con argomenti
“terroristici”. Terroristico è l’uso ostruzionistico che nella propaganda anti-Ogm
viene fatto del “principio di precauzione”, che ha ormai cessato di indicare
una valutazione improntata alla cautela su questioni scientificamente
controverse, per divenire un “principio di proibizione” di qualunque condotta
che comporti potenzialmente rischi per la salute umana o per gli equilibri
ambientali (quindi, a rigore, della scienza applicata in quanto tale).
Gli
Ogm in agricoltura sono usati da anni e non esistono, nella letteratura scientifica,
studi che dimostrino la loro pericolosità per la salute umana o per
l’equilibrio ambientale: un pericolo tale, insomma, da giustificarne il bando
assoluto.
Esistono
al contrario studi che raccolgono il consenso quasi unanime degli studiosi del
settore e che dimostrano la possibilità di coesistenza tra colture
tradizionali, biologiche e geneticamente modificate (senza rischi particolari
di “inquinamento genetico”). La coesistenza sul piano “naturale” trova poi un
obiettivo riscontro sul piano commerciale, visto che le produzioni transgeniche
allargano e non restringono il mercato e la possibilità di scelta dei
consumatori. Studi altrettanto seri dimostrano come le colture transgeniche
possano attenuare i danni ambientali connessi all’uso massiccio di pesticidi e
diserbanti, accrescendo la “resistenza” delle produzioni e riducendo i consumi
idrici. Inoltre, visto che possono sensibilmente aumentare la produttività per
unità di superficie, le coltivazioni transgeniche sono nel medio periodo una
risposta praticabile al sensibile aumento dei prezzi di numerosi prodotti
agricoli, conseguente alla massiccia crescita della domanda dei paesi
emergenti. Il tutto, senza considerare che le colture transgeniche, per le loro
caratteristiche sono oggi una vera chance per soddisfare il fabbisogno
alimentare dei paesi poveri.
Tutto
questo in Italia non sembra contare praticamente nulla. La guerra agli Ogm
(alimentata dal pregiudizio popolare) è totale, essendo proibita perfino la
sperimentazione di colture transgeniche in campo aperto. Ma una logica così
domestica, con argomenti e dati pesantemente addomesticati, non è destinata a
reggere alla prova dei fatti. E non può continuare a tenere in ostaggio la
politica. Continuando ad accumulare ritardo e ad agitare pregiudizi maldestri,
non si fa che scavare la fossa all’agricoltura e alla ricerca agrobiotecnologica
italiana. L’Ogm free si potrà affermare nel mercato come strategia di
posizionamento commerciale – il che va benissimo – ma è irrazionale e
controproducente pensare di poterlo imporre, a tutti, per legge.