Vi racconto com’è andato il voto in Georgia
09 Ottobre 2016
Con le elezioni appena concluse, possiamo tirare le somme sul voto in Georgia. Il Georgian Dream mantiene la maggioranza. Il Movimento nazionale di Saakashvili si ferma al 27%. La terza forza politica del paese, l’Alleanza Patriottica si batte per raggiungere la soglia del 5% (attualmente a 4,96%) ed entrare in parlamento. L’altra notte, davanti alla sede del partito Georgian Dream, a Tbilisi, di fronte a migliaia di supporters, Ivanishvili ha annunciato e festeggiato la vittoria. La Georgia sceglie la stabilità e si affida ad una politica estera più equilibrata.
I prossimi quattro anni saranno decisivi per il Paese, l’opione pubblica dovrà valutare se ci saranno, come sembra, concreti passi in avanti nel processo di avvicinamento alla Unione Europea. Risultati che riguarderanno il miglioramento della situazione economica e soprattutto la crescita qualitativa delle istituzioni democratiche. Ovviamente ci saranno da fare delle scelte coraggiose in campo di politica estera, in quanto la stabilità interna per la Georgia in questo momento è particolarmente legata a questo aspetto.
Nel Paese resta un clima di preoccupazione dopo la disastrosa gestione che, negli anni scorsi, ha privato la Georgia del 20% del suo territorio. l’Abkhazia e la Ossezia del Sud, attualmente sotto controllo russo. Quale sarà la sorte di queste terre è ancora da decidere e Tbilisi non ha certo molte opzioni a disposizione. Putin ha fatto sapere che ogni nuovo tentativo di allargamento NATO verso la Georgia causerà una dura reazione da parte di Mosca. Numerosi politici russi (tra qui Vladimir Zhirinovsky) hanno addirittura minacciato un’ulteriore disgregazione territoriale della Georgia.
Detto questo, molto dipenderà dalla determinazione del premier Kvirikashvili e dalla sua capacità di orientare la opinione pubblica georgiana verso una visione dettata dal realismo politico e non sulle bugie del passato. Un passo indietro della NATO, e allo stesso tempo la sempre più intensa e maggiore integrazione europea potrebbe essere la ricetta giusta non solo per la Georgia e per la regione Caucasica, ma anche per noi occidentali. Il Caucaso è un’area assai complicata dove il ripetersi di crisi distruttive come quella in Ucraina rischiano di ripertersi. Se l’Alleanza Atlantica congelasse almeno in parte i suoi progetti verso la Georgia, si potrebbe aprire uno spiraglio giusto con il Cremlino, magari verso nuovi negoziati che segnino un ritorno graduale dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud sotto la giurisdizione georgiana.
Uno schema del genere accontenterebbe tutti gli attori in campo. La Russia riceverebbe le garanzie necessarie per la sua sicurezza al sud, la Georgia guadagnerebbe una stabilità interna duratura per poter concentrarsi sulle questioni economiche, risollevare il paese e rimediare agli errori del passato, puntando a ricostruire la propria integrità territoriale. Da ultimo, l’Unione Europea avrebbe la possibilità di esercitare una sua forma di influenza su questa parte del Caucaso. Ma se a Tbilisi ci sia o meno la volontà e il coraggio politico di seguire strategie simili resta ancora tutto da vedere.