Via alla costruzione delle case popolari. Sull’ampliamento delle cubature si procede a macchia di leopardo

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Via alla costruzione delle case popolari. Sull’ampliamento delle cubature si procede a macchia di leopardo

21 Luglio 2009

Con la costruzione di centomila alloggi in 5 anni il piano di edilizia popolare prende corpo. Si tratta di un insieme di interventi di edilizia residenziale pubblica, project financing, agevolazioni alle cooperative edilizie e un sistema integrato di fondi immobiliari, cui è devoluto uno stanziamento di 150 milioni di euro, che a regime si stima attrarrà investimenti per 3 miliardi di euro. Insomma, il lavoro del Governo sul fronte economico e sociale continua senza battute d’arresto, nonostante le scosse preannunciate a suo tempo da Massimo D’Alema e il talk show di gossip presidenziale  (rilanciato anche ieri con la pubblicazione delle registrazioni catturate dalla escort Patrizia D’Addario), che secondo l’opposizione avrebbero dovuto far capitolare Silvio Berlusconi. E quindi bloccare l’azione di questo Governo.

Quello che conta, oggi, è che s’è concluso l’iter procedurale per il concreto avvio del Piano di edilizia popolare (la firma al decreto presidenziale sul piano del Governo sul social housing fa seguito al parere favorevole sul Piano espresso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Cipe), i cui beneficiari saranno  nuclei familiari a basso reddito e giovani coppie; poi anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa Regione.  L’intesa sancita dopo il confronto di merito in Conferenza Stato-Regioni ha consentito lo sblocco immediato di 200 milioni di euro – che secondo il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli diventeranno 550 milioni con prossimi stanziamenti  – che  daranno una boccata di ossigeno al settore edile, messo in ginocchio dalla difficile congiuntura economica.

Il piano prevede interventi diversificati a seconda delle categorie interessate, disponibilità di finanziamenti pubblici e privati da utilizzare con procedure snelle, incentivi e agevolazioni fiscali. . Il tutto da attivare con la collaborazione anche finanziaria di Regioni ed Enti locali. Gli alloggi saranno destinati sia in proprietà quali prima casa, sia in locazione a canone sostenibile e a canone sociale. Beneficiari del Piano Casa sono nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa Regione.

"Il governo – dichiara il ministro dei trasporti, Altero Matteoli – ha mantenuto un altro impegno del programma elettorale. Parte così la realizzazione di un ambizioso Piano di alloggi che avrà positive ripercussioni sociali e che amplierà l’offerta di lavoro nel settore delle imprese edilizie su tutto il territorio del Paese".

Resta invece congelato il "pilastro" del Piano casa, quello che prevede ampliamenti al 20% per le ristrutturazioni e del 35 per cento in caso di demolizioni e ristrutturazioni. La questione è finita infatti nell’impasse generale che sta bloccando il confronto tra Governo e Regioni (i piani attuativi regionali, insieme  ai fondi Fas e alla definizione del nuovo Patto della Salute, sono i temi che hanno portato alla rottura dei rapporti il 2 luglio scorso). Sono infatti passati quasi tre mesi dall’annuncio di Berlusconi e i continui ritardi nel confronto fra Stato e Regioni hanno impantanando il disegno di legge sulla semplificazione edilizia.

Le ragioni principali che non hanno ancora permesso (fattivamente) di verificare se il provvedimento del Governo sia davvero un volano per l’economia sono due: la lentezza con la quale si procede per l’attuazione sul territorio (poche Regioni hanno approvato la legge) e, come detto, lo slittamento del decreto sulla semplificazione edilizia, che il Sole24Ore ha definito la “seconda gamba” del piano casa. Il decreto infatti doveva prevedere una significativa semplificazione delle procedure per gli interventi edilizi: il governo voleva liberalizzare alcuni lavori, come la manutenzione straordinaria (ad esempio la sostituzione di impianti o lo spostamento di tramezzi) che doveva essere possibile anche senza la denuncia di inizio attività firmata dal tecnico. Dal canto loro, le regioni puntavano sul decreto per semplificare il lavoro nelle autorizzazioni paesaggistiche (il nullaosta ai lavori su edifici vincolati), evitando così la nuova procedura del Codice Urbani che le impegna a una maggiore collaborazione con la Sovrintendenza. Per il momento il decreto è ancora fermo al palo.

A circa un mese dalla scadenza del termine accettato dai governatori per fare proprio il piano casa di Berlusconi, sono ancora pochi i provvedimenti varati in via definitiva. Si tratta della Toscana (che ha fatto da apripista e la cui legge è già operativa),  Piemonte, Lombardia, Veneto, provincia di Bolzano, Emilia Romagna, Toscana, Umbria. Altri nove sono in lista d’attesa per l’approvazione finale nei vari Consigli regionali.

Sono ferme all’approvazione in Giunta del disegno di legge la Puglia, la Liguria, la Campania, la Basilicata e le Marche. Il consiglio regionale della Campania, dovrebbe varare la propria legge entro luglio mentre la giunta regionale del Lazio ha approvato ieri la nuova normativa.