Via libera del Governo al Dpef. E nel Dl anticrisi entra lo scudo fiscale
15 Luglio 2009
Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2014.
Arriva lo scudo fiscale. Per la regolarizzazione o il rimpatrio dei capitali detenuti illegalmente all’estero arriva lo scudo fiscale.Aliquota complessiva del 5%, applicazione sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute almeno al 31 dicembre 2008 o rimpatriate e regolarizzate a partire dal 15 ottobre prossimo e fino al 15 aprile 2010: sono due degli aspetti principali dell’emendamento presentato dai relatori Chiara Moroni e Maurizio Fugatti al decreto legge anticrisi in discussione presso le commissioni bilancio e finanze della camera. Il gettito, vista la sua "assoluta imprevedibilità" come si rileva nella relazione che accompagna l’emendamento, è fissato per ora a un solo euro.
Nel testo non si fa riferimento esplicito all’aliquota del 5% ma si riporta la formula di tassazione: "L’imposta si applica su un rendimento lordo presunto – si legge nelle relazione tecnica – in ragione del 2% annuo per i cinque anni precedenti il rimpatrio o la regolarizzazione e con un aliquota sintetica del 50% per anno comprensiva di interessi e sanzioni". L’imposta, si legge ancora, "si applica sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute almeno fino al 31 dicembre 2008 e rimpatriate ovvero regolarizzate a partire dal 15 ottobre 2009 e fino al 15 aprile 2010".
La norma, si legge nella relazione tecnica, "prevede l’istituzione di un’imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori del territorio dello Stato a condizione che le stesse siano rimpatriate in Italia da paesi extra europei, nonché regolarizzate, ovvero rimpatriate, perché in essere in paesi dell’Unione europea e in paesi aderenti allo spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali in via amministrativa". "Per quanto riguarda le valutazioni sul gettito – si legge ancora – non si ascrivono per ora effetti finanziari per l’assoluta imprevedibilità del numero dei soggetti interessati che potrebbero aderire all’iniziativa e conseguentemente della quota delle attività finanziarie e patrimoniali oggetto di rimpatrio e regolarizzazione e dell’indeterminabilità della effettiva distribuzione temporale dell’eventuale gettito tra il 2009 e il 2010".
Misure anticrisi. L’Italia ha stanziato contro la crisi, senza considerare gli interventi a favore del settore bancario, "risorse lorde pari a circa 27,3 miliardi per il quadriennio 2008-2011 (2,7 miliardi nel 2008, 11,4 nel 2009, 7,5 nel 2010 e 5,8 nel 2011), corrispondenti all’1,8 per cento del Pil". A questo si aggiungono 16 miliardi di finanziamenti alle infrastrutture. È quanto afferma il Dpef che spiega come "l’incidenza dei provvedimenti con il sostegno pubblico diretto, in percentuale del Pil del 2008, è risultata maggiore nei paesi anglosassoni" perché "in Italia non vi è stata necessità di intervenire a sostegno del sistema finanziario in modo così massiccio come altri Paesi". Secondo i dati comparativi del Fmi aggiornati al 19 maggio 2009 – sempre riportati in una tabella del Dpef – l’Italia avrebbe stanziato quest’anno lo 0,8% del Pil, a fronte dell’1,6% della Francia, del 3,7% della Germania, del 4,6% della Spagna e del 18,9% del Regno Unito.
Indebitamento delle famiglie inferiore rispetto all’area euro. "L’economia italiana risulta meno esposta ai fattori specifici della crisi finanziaria". Il Dpef analizza l’indebitamento delle famiglie inferiore rispetto all’area dell’euro (60% del reddito disponibile contro il 93% a fine 2008) e, soprattutto, riporta i dati del debito aggregato, che riunisce il debito cumulato dal settore pubblico e da quello privato, per mostrare che l’Italia, che nel 1995 era sopra la media dell’Ue è ora sotto questa soglia. L’ammontare del debito aggregato pubblico-privato dell’Italia si attesta nel 2009 al 221% del Pil, ampiamente sotto la media dell’Ue che è invece del 246,7% del Pil. Ma, spiega il Dpef la posizione relativa dell’Italia rispetto ai paesi europei è significativamente migliorata dal 1995 al 2009. Nel 1995, infatti, il debito aggregato italiano era al 193,4% del Pil contro una media europea del 183,4%. Un confronto sul debito aggregato degli altri Paesi mostra che – mentre la Germania si attesta nel 2009 al 200,1% del Pil – Francia, Regno Unito e Germania hanno una esposizione peggiore dell’Italia (e gli ultimi due anche della media Ue). La Francia nel 2009 aveva un debito aggregato del 229% del Pil, il Regno Unito al 277,5%, la Spagna del 265,3%.