Viaggio in M.O. Papa: “La dignità delle donne non è stimata abbastanza”

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Viaggio in M.O. Papa: “La dignità delle donne non è stimata abbastanza”

10 Maggio 2009

È una festa a cielo aperto quella che ha atteso Benedetto XVI allo stadio di Amman, dove si è riunita la Giordania cristiana, nel suo penultimo giorno nel regno di Abdallah II. Fin dalle 8 del mattino migliaia di bandiere giordane, vaticane, libanesi, filippine e irachene, sventolano nell’impianto sportivo a dimostrazione della multiculturalità di un Paese in cui i cristiani sono poco più del 3%.

All’International Stadium, in occasione della messa presieduta dal Papa, ci sono le varie anime cristiane del Paese: fra le altre le missionarie della Carità di Madre Teresa, molto attive in questa zona, parrocchie di provincia, scuole cattoliche e anche le religiose della Famiglia del Verbo Incarnato, Ordine argentino con numerose missioni in Medio Oriente, fra Egitto, Tunisia, Giordania, Palestina e Israele. La prossima aprirà in Iraq, dove dalla prossima estate le suore affiancheranno l’attuale parroco della Cattedrale di Baghdad. "La nostra missione principale è dare sostegno ai cristiani dei Paesi a maggioranza musulmana", spiega Maria, suora italo-argentina di 32 anni, da quattro in Egitto. È ad Amman per vedere il Papa e lo seguirà anche in Israele.

"In Giordania i cristiani vivono bene – dice -. Il re è musulmano, ma figlio di madre cattolica e quindi ha una grande sensibilità. Ma non bisogna illudersi". Spiega che, anche se in Giordania, Paese islamico, c’è parità di diritti fra musulmani e cristiani, secondo la sua esperienza si tratta di "una uguaglianza apparente e che nel migliore dei casi permette una convivenza pacifica". Di pace e uguaglianza parla anche Secil, nove anni, cristiano-caldea, figlia di rifugiati iracheni, con i quali parla in aramaico ("la lingua di Gesù", precisa orgogliosa). Secil è una dei bambini che oggi riceverà la Comunione da Benedetto XVI. È felice di essere qui e molto emozionata e se potesse parlargli gli direbbe di andare in Iraq e fare qualcosa perché torni la pace nel suo Paese, che lei ha lasciato quando aveva cinque anni.

La terza giornata del viaggio del papa in Terrasanta è infatti tutta dedicata ai cristiani in Medio Oriente.  Questi cristiani vivono le stesse "difficoltà" delle popolazioni del Medio Oriente, il papa ne è consapevole, ma chiede per loro il "coraggio di sostenere quotidianamente gli sforzi di dare testimonianza della fede cristiana e di mantenere la presenza della Chiesa nel cambiamento del tessuto sociale di queste antiche terre".

"La fedeltà alle vostre radici cristiane, la fedeltà alla missione della Chiesa in Terra Santa, – ha detto il papa nell’omelia della messa che celebra nello stadio di Amman – vi chiedono un particolare tipo di coraggio: il coraggio della convinzione nata da una fede personale, non semplicemente da una convenzione sociale o da una tradizione familiare; il coraggio di impegnarvi nel dialogo e di lavorare fianco a fianco con gli altri cristiani nel servizio del Vangelo e nella solidarietà con il povero, lo sfollato e le vittime di profonde tragedie umane; il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società. Ciò significa anche dare testimonianza all’amore che ci ispira a sacrificare la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano il stroncare vite innocenti".

"La comunità cattolica presente in Giordania – ha detto il papa, che già in volo verso Amman ha chiesto ai cristiani di Terrasanta e Medioriente di non abbanonare i loro Paesi – è profondamente toccata dalle difficoltà e incertezze che riguardano tutti gli abitanti del Medio Oriente; non dimenticate mai la grande dignità che deriva dalla vostra eredità cristiana, e non venite mai meno al senso di amorevole solidarietà verso tutti i vostri fratelli e sorelle della Chiesa in tutto il mondo".

Benedetto XVI ha poi parlato della necessità del "rispetto e la dignità della donna" come "contributo alla costruzione della civiltà dell’amore, contro chi considera le donne solo sotto l’aspetto dello sfruttamento e del profitto". "Con la sua pubblica testimonianza di rispetto per le donne e con la sua difesa dell’innata dignità di ogni persona umana – ha continuato – la Chiesa in Terrasanta può dare un importante contributo allo sviluppo di una cultura di vera umanità e alla costruzione della civiltà dell’amore".

La riflessione papale è partita dalla famiglia, a cui la Chiesa di Terrasanta dedica questo anno pastorale. "Un importante aspetto della nostra riflessione in questo Anno della Famiglia, – ha ricordato – è stato la particolare dignità, vocazione e missione delle donne nel piano di Dio. Quanto la Chiesa in queste terre deve alla testimonianza di fede e di amore di innumerevoli madri cristiane, suore, maestre ed infermiere, di tutte quelle donne che in diverse maniere hanno dedicato la loro vita a costruire la pace e a promuovere l’amore!".

"Sfortunatamente, – ha poi aggiunto – questa dignità e missione donate da Dio alle donne non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate. La Chiesa, e la società nel suo insieme, sono arrivate a rendersi conto quanto urgentemente abbiamo bisogno di ciò che il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II chiamava ‘il carisma profetico’ delle donne… come portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace, comunicatrici di calore e umanità a un mondo che troppo spesso giudica il valore della persona con freddi criteri di sfruttamento e profitto".